Una ferma condanna dei molti pregiudizi e maltrattamenti che incontrano i migranti, soprattutto quelli dall’Africa. E un appello ai Paesi coinvolti perché applichino le loro leggi sull’immigrazione in maniera giusta ed onesta. Sono contenuti nel Messaggio dei partecipanti all’incontro su I nuovi volti delle migrazioni in Africa Cause, sfide e prospettive dal secondo Sinodo africano e il ruolo della Chiesa in Africa, che si è svolto il 16 e 17 novembre a Roma, per iniziativa del Secam (Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar) e dell’Icmc (International catholic migration commission). Vi hanno preso parte delegati di 22 Paesi e Conferenze episcopali africane. Anche nel più dettagliato resoconto finale della consultazione viene ribadito che la discriminazione e il rifiuto degli stranieri producono il degrado della dignità umana tra i migranti irregolari ingiustamente puniti. L’irregolarità della situazione rispetto alle norme costituzionali e alle politiche nazionali, sottolineano, non può giustificare trattamenti disumani nei confronti di uomini e donne che cercano una vita migliore. Ai Paesi sviluppati (circa 50 milioni nel mondo, secondo gli organizzatori del convegno), viene dunque chiesto di non costruire solo barriere ma di prevenire le migrazioni aiutando i Paesi africani a risolvere i rispettivi problemi economici e socio-politici. Le cause delle migrazioni in Africa, osservano nel messaggio, sono dovute alla povertà, alle guerre, alla disoccupazione, perciò si chiede anche ai governanti africani di creare una clima di sicurezza e libertà, insieme ad altre condizioni necessarie in termini di buon governo, promozione dei principi democratici e creazione di opportunità lavorative, in modo tale da dissuadere i cittadini dalla fuga dai propri Paesi, quantomeno per ridurre le migrazioni. Alla Chiesa in Africa i convegnisti propongono di esercitare il proprio ruolo profetico cercando soluzioni a ciò che spinge una persona a migrare, dando attenzione ai diritti umani e alla dignità sociale di questi nostri fratelli e sorelle. Secam e Icmc si dicono pronti a collaborare con la società civile organizzata e con le organizzazioni governative, in particolare l’Unione africana, per informare ed educare i nostri compagni africani sugli effetti negativi delle migrazioni, su ciò che significa vivere in un Paese che non è il proprio. Devono capire che vivere in Europa, Nord America e Medio Oriente non è così roseo come probabilmente immaginano.Sir