Italia

Migranti: mons. Galantino, nell’accoglienza «la Chiesa non si ferma»

«In Italia viviamo una condizione tale che ci costringe a lavorare soprattutto sull’emergenza e in emergenza»: così mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, nel corso dell’incontro ecumenico con la delegazione della Chiesa evangelica della Vestfalia (Germania) sull’accoglienza dei migranti. «A chi arriva, noi, come uomini e come donne prima ancora che come credenti, dobbiamo dare anzitutto aiuto e accoglienza – ha detto mons. Galantino -. Questo nonostante un certo malumore che si respira in alcune frange della politica e della società che non vorrebbero assolutamente sentir parlare di immigrazione e speculano su questo dramma sottolineandone solo gli aspetti problematici». Per il vescovo, vanno contrastati gli stereotipi, come «il fatto che alcuni immigrati siano coinvolti in episodi di criminalità. Episodi che, va detto, risultano del tutto minoritari. Oppure, l’associare i migranti ai terroristi, quando sappiamo bene che i terroristi non arrivano sui barconi perché, purtroppo, hanno ben altri mezzi». Un contesto in cui «la Chiesa in Italia si trova a dover far fronte a due livelli di difficoltà – ha sottolineato il segretario generale -. Il primo è l’emergenza, il secondo è rappresentato dalla cattiveria e dalla volgarità con cui uomini e donne di Chiesa sono ‘accusati’ di accogliere. Vi sono minoranze chiassose per le quali la Chiesa è ‘colpevole’ di immigrazione. Ma tutto questo non ci ha fermato».

Paolo Naso, responsabile del programma rifugiati e migranti delle Chiese evangeliche in Italia, ha sottolineato l’importanza dell’impegno ecumenico insieme con la Chiesa cattolica nel far fronte all’emergenza immigrazione. Sul tavolo una serie di questioni. La prima, ha detto Naso, riguarda i corridoi umanitari che «ci uniscono in una risposta pratica e concreta per chi soffre e chi versa in condizioni terribili». La seconda: «L’opposizione molto dura che tutti riceviamo e che è frutto di una grande paura cui dobbiamo dare risposte rassicuranti». In questo senso, ha ricordato Naso, «noi stiamo realizzando un progetto di accoglienza diffuso, non ghetti ma piccole comunità. Occorre quindi raccontare dei bambini integrati a scuola e dei migranti che fanno gli artigiani o gli agricoltori». Infine il terzo punto: «I corridoi umanitari non sono ‘la’ soluzione, ma rappresentano uno strumento tra i molti che devono essere adottati. È necessario promuovere la stabilità geopolitica nei Paesi in conflitto e, al tempo stesso, lavorare per lo sviluppo dei territori. La cooperazione è la sfida su cui aprire un nuovo fronte ecumenico».

Don Francesco Soddu, direttore della Caritas italiana ha richiamato l’invito di Papa Francesco al dialogo ecumenico, rimarcando l’importanza di incontri come questo. Nello specifico dell’emergenza, ha detto, «siamo di fronte a una politica europea che guarda solamente alle coste africane, pensando che il problema sia tutto lì. Non c’è la volontà politica di guardare oltre il Sahara». Alle parole di don Soddu ha fatto eco Oliviero Forti (Caritas italiana) che ha ricordato come le scadenze elettorali che coinvolgono molti Paesi dell’Unione tra il 2017 e il 2018 facciano sì che «il tema delle migrazioni entri nel dibattito pubblico per lo più in chiave polemica. Guardiamo invece alle storie positive: proprio oggi stiamo dando accoglienza a due famiglie, sette persone, dai campi profughi della Siria, di cui nessuno voleva farsi carico perché gravemente malate». Forti ha spiegato che «nel corso del 2107 daremo accoglienza a 500 persone provenienti dall’Etiopia» attraverso un progetto «totalmente autofinanziato dalla Cei con il coinvolgimento e l’aiuto di famiglie e parrocchie». Si tratta di un’iniziativa «politicamente sensibile, su cui il Governo italiano ha dato la sua autorizzazione, senza contributi economici, e che la Chiesa italiana ha reso possibile. A un anno e due mesi dall’inizio del progetto dei corridoi umanitari – ha concluso Forti – guardano all’iniziativa anche da Germania, Francia e Polonia».

Durante l’incontro che si è tenuto oggi in Cei, la delegazione protestante ha constatato che la crisi migratoria innesca una serie di criticità anche sul piano politico in Germania e in tutta Europa, dove avanzano gruppi populisti e xenofobi: «Come Chiesa protestante ci sentiamo vicini a voi e desideriamo condividere un impegno comune per respingere le parole di odio e di propaganda. Nei prossimi anni, però, giungeranno dall’Africa milioni di persone: numeri molto elevati con cui l’Europa farà fatica a convivere. Cerchiamo allora di attivare insieme delle vie di uscita dalla povertà nei Paesi di provenienza».

Mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, ha ribadito che «è vero che i flussi saranno consistenti, ma è necessario chiedersi: perché l’Europa non inizia con l’accogliere gli attuali gruppi di migranti? Se infatti l’Ue non si ‘esercita’ ad accogliere e integrare numeri ancora gestibili, è chiaro che vivrà come un dramma tutto quello che verrà dopo». E ha rilanciato: «Ho apprezzato le parole di Angela Merkel quando ha deciso di ricandidarsi: ha detto che lo faceva perché sentiva il bisogno di riaffermare i valori fondamentali dell’Europa. Tra questi c’è sicuramente quello dell’integrazione».

Sul fronte dei movimenti xenofobi, il segretario ha aggiunto: «È difficile rispondere ai populisti, perché usano la pancia, non la testa né, tantomeno, il cuore. Si servono della paura. Ma di paura non si vive: si muore e si fanno anche morire gli altri». Mons. Galantino ha poi riconosciuto il ruolo significativo del governo, ma ha ricordato che la situazione di «campagna elettorale permanente» frena lo slancio umanitario di molti politici, quando invece per esempio a Barcellona «c’è stata una risposta straordinaria delle famiglie all’invito formulato dal sindaco Ada Colau ad accogliere i migranti: dove ci sono politici che non hanno paura, la gente li segue. In Italia – ha concluso – noi finiamo per essere un po’ ‘clandestini dell’accoglienza’, ovvero dobbiamo accogliere senza dare nell’occhio, altrimenti siamo contestati».