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MIGRANTI: APPELLO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO A LOTTARE CONTRO IL RAZZISMO

190 milioni di individui vivono lontano dallo Stato in cui sono nati. 175 milioni sono i migranti per motivi economici. 16 milioni i rifugiati. 50 milioni gli sfollati. Sono i dati citati questa mattina da mons. Stephen Fumio Hamao, presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, presentando il messaggio del Papa per la prossima Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. A seguito dei fatti dell’11 settembre 2001, ha notato Hamao, “dilaga la paura del terrorismo”, di conseguenza “l’atteggiamento generale verso le persone di diversa cultura e religione, che vivono vicino a noi è divenuto più ostile, xenofobo, quando non razzista”. Bisogna reagire a tale atteggiamento ricordando che “stiamo parlando di esseri umani” con “esigenze, aspirazioni, qualità fragilità, identiche alle nostre”.

Mons. Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio, ha chiamato in causa “la mediazione politica” per passare dall’enunciazione dei principi alla gestione delle realtà concrete. “C’è il diritto di emigrazione – ha detto Marchetto – ma c’è anche il diritto alla regolazione dei flussi migratori”. Per il segretario del Pontificio Consiglio “se abbiamo bisogno degli immigrati per il nostro mercato del lavoro, dobbiamo trattarli in modo degno”. Tenendo presente, ha aggiunto il sottosegretario del Pontificio Consiglio, padre Michael Blume, che “le attuali migrazioni non sono un fenomeno marginale, che esige solo risposte di emergenza, ma risultano essere un fenomeno strutturale”.

A chi sostiene che gli attuali flussi migratori alimentano “un conflitto di civiltà” in atto tra cristianesimo e islam, Marchetto ha replicato che tale conflitto non va considerato “inevitabile”: “Questo scontro si può evitare e va evitato”. Bisogna, ha sottolineato Marchetto, “tenere presente nelle nostre analisi questa preoccupazione dello scontro che è presente in alcuni settori dell’opinione pubblica”. Ma occorre anche richiamare “i principi di reciprocità domandando ai nostri fratelli dell’islam di farsi avvocati presso le proprie autorità dei diritti di libertà di religione, di coscienza e di culto”. Sir