Oggi il vissuto religioso ed ecclesiale degli italiani nel mondo è chiamato ad una evoluzione che unisce la dimensione locale con quella globale. Questo chiede di riscoprire anche la religiosità popolare con le sue profonde radici di fede che continuano a rimanere valide, ma dentro un contesto profondamente cambiato, che chiede soprattutto in Europa una nuova evangelizzazione’. E’ quanto ha detto questa mattina mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, presentando il Rapporto Italiani nel Mondo 2010, promosso dalla Fondazione e giunto quest’anno alla V° edizione. Bisogna riconoscere che la comune religione (e il sostegno della Chiesa tramite i numerosi missionari, le religiose), le tradizioni, la lingua, come anche il cibo, i giornali italiani che hanno sostituito la piazza e l’ambiente del paese, l’associazionismo ha aggiunto – sono stati strumenti e luoghi importanti per tenere uniti gli italiani nel mondo. Per mons. Perego le persone e le famiglie italiane che vivono all’estero sono molto diverse rispetto a quando erano partite. Quelli che si spostano oggi sono molto diversi a quelli che partivano dai nostri paesi e dalle nostre città alcuni decenni fa. Il bisogno osserva mons. Perego non è, per lo più, quello della sopravvivenza bensì quello dell’affermazione professionale, della messa a frutto dei propri studi, della valorizzazione delle proprie capacità imprenditoriale, della formazione universitaria, oggi favorita anche da progetti europei (pensiamo all’Erasmus). Come nei flussi del passato, è possibile attuare una sintesi dell’italianità tra vecchio e nuovo, pensare una identità plurima, tra memoria e cronaca. La Chiesa italiana ha maturato un’esperienza di un secolo e mezzo tra gli italiani nel mondo e la Fondazione Migrantes rappresenta attualmente la continuità di questo impegno, ha spiegato: un impegno che oggi vuole continuare, coniugando ancora evangelizzazione e promozione umana, educando all’incontro, nella consapevolezza del valore di una cittadinanza globale da costruire insieme superando valutazioni e critiche di parte. Cinque anni dalla pubblicazione del primo Rapporto Italiani nel Mondo e tanta strada fatta ha spiegato la curatrice Delfina Licata – con una corposa redazione nazionale e una più ramificata redazione transnazionale, per cui si fa fatica ad accontentare in breve tutte le persone interessate, cercando nello stesso tempo di salvaguardare la linea ispiratrice del Rapporto, che riporta anche gli episodi e le biografie, affronta tutti gli argomenti possibili, si tuffa nella storia, non trascura le dimensioni culturali e religiose ma, da tutti questi aspetti, vuole trarre una griglia di lettura in profondità di quel grande fenomeno che sono gli italiani nel mondo.Sir