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Migrantes, messaggio giornata 2004
Pubblichiamo il testo integrale del messaggio di Lino Bortolo Belotti, presidente della Cemi, sul tema «Il mondo come una casa: dalla diffidenza all’accoglienza», in occasione della Giornata mondiale dei migranti del 21 novembre 2004.
La Commissione Episcopale per le Migrazioni (CEMI) della Conferenza Episcopale Italiana, che ha il compito attraverso gli uffici Migrantes di organizzare la Giornata, guarda ad essa con ottimismo e la prepara con zelo, speranza e interesse per promuovere nei cittadini e nei fedeli una convinta sensibilizzazione al fenomeno migratorio che non può non aprire a problematiche molto attuali che la società civile e la Chiesa (sarebbe meglio dire le Chiese) sono chiamate ad affrontare con coraggio, con lungimiranza e con fede. Ricordo subito che il fenomeno migratorio non si chiama unicamente immigrati esteri in Italia e migranti italiani all’estero, ma comprende anche i settori dei fieranti e circensi, dei Rom e Sinti (zingari) e dei marittimi e aeroportuali.
È tradizione che il Santo Padre ogni anno invii alle Chiese e agli uomini di buona volontà un messaggio invitandoli a celebrare la Giornata Mondiale del Migrante. Il tema scelto quest’anno dal Papa ha come tematica Migrazioni in visione di pace.
La Chiesa italiana pur tenendo presente il messaggio del Santo Padre, a seconda delle urgenze e dei problemi maggiormente scottanti e attuali sul territorio italiano, segnala una diversa tematica che per il 2004 è stata formulata così: Il mondo come una casa: dalla diffidenza alla accoglienza.
Fuggire dalla fame, dalla violenza, dalla mancanza di lavoro, dai conflitti armati in cerca di pace, di giustizia, di lavoro è dovere, è sacrosanta esigenza. Chi non lo capisce? Accogliere queste persone senza tensioni, anzi con la gioia di farle trovare in un luogo dove c’è pace e con la pace l’instaurazione di un processo dinamico e partecipativo che coinvolge ogni fascia della società, dalla famiglia alla scuola, alle varie istituzioni o organizzazioni, deve diventare l’ansia, il desiderio, il sogno dei singoli e delle organizzazioni pubbliche e private. Sappiamo che non è sempre e dovunque così.
La casa, come la pensa e la immagina la Chiesa, non nasce perfetta, ma lo diventa con lo sforzo e la buona volontà di tutti: Un uomo saggio cerca di costruirla sulla roccia (cfr. Mt 7, 24).
Riusciremo a frenare la ferocia della nostra società che non risparmia nessuno, nemmeno l’infanzia? E se questa ferocia e crudeltà che non spunta dal nulla fosse un po’ la colpa di tanti che cominciano col non rispettare più il vicino, il povero, il migrante?
Le condizioni dell’umanità sulla terra sono così precarie, così grandi le disparità economiche, così facili i gesti politici in cui i diritti umani sono violati, che i flussi migratori sono più facilmente motivo di tensione e diffidenza che di solidarietà e di riconoscenza. Riusciremo a mantenere la consapevolezza che stiamo ricevendo doni nel momento in cui offriamo accoglienza?