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Messaggio dei vescovi italiani alle parrocchie
Ci siamo lasciati ispirare, nei nostri lavori, da un titolo: La parrocchia: Chiesa presente tra le case degli uomini, che probabilmente piacerà anche a voi, ma che a qualcuno potrebbe suscitare degli interrogativi: Queste parole esprimono un sogno o una realtà? Possono dirsi veramente il volto delle nostre parrocchie o manifestano, al massimo, un buon desiderio?.
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Una risposta corretta induce a considerare che, in questi anni, le trasformazioni in atto nella nostra società costringono la parrocchia a ripensarsi, a trovare occasioni, stile, linguaggio idonei ad esprimere il suo sforzo di venire incontro alle attese dell’ora presente. In un’epoca nella quale emerge il bisogno del sacro e di sentiti legami affettivi nel contesto di esperienze molto frammentate, la parrocchia avverte che le viene chiesto di tener conto di queste istanze. Ma sa che deve farlo cercando anzitutto di capire, per indicare poi possibili percorsi di crescita umana e nella fede, soprattutto per i giovani e per le famiglie. Nulla di tutto questo è facile; tuttavia non ci si può sottrarre a questa fatica proprio per poter dire che la parrocchia abita tra le case degli uomini. C’è un segreto dal quale può sprigionarsi questo impegno della parrocchia, e anzitutto di chi ne porta la prima responsabilità: è la passione di favorire il cammino delle persone, così che il sentimento religioso e il bisogno di vicinanza prendano la forma di una relazione personale viva e forte con Gesù Cristo e di un’autentica esperienza di comunione fraterna.
C’è un tratto che la parrocchia non deve assolutamente perdere. Essa è chiamata a rendere visibile la Chiesa radicata in un luogo, non soltanto in senso geografico ma anche (e più) come rapporto con la gente, le famiglie e il tessuto della società che vive e opera sul territorio (ad esempio nelle scuole, nei luoghi di lavoro e della sofferenza). Quando ci si chiede come mai la parrocchia sia la figura più conosciuta della Chiesa, la risposta sta proprio nel suo carattere di vicinanza e di accoglienza. In molti luoghi la parrocchia è stata ed è tuttora un fattore fondamentale per il costituirsi stesso del tessuto civile. Anche i non cristiani conoscono la parrocchia. A volte sembrano loro quelli che, più di altri, suonano il campanello alla porta del parroco. Questo tratto del volto della parrocchia non va perso. Molte circostanze, anche nuove, chiedono di incarnarlo in favore di ogni uomo.
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Quando la parrocchia cerca di essere Chiesa presente tra le case degli uomini farà bene a tener conto che, in questo modo, fa diventare realtà un sogno che, prima di essere nostro, è di Dio: è Lui che ha pensato di prendere dimora tra gli uomini. E non solo l’ha desiderato: l’ha fatto. Gesù Cristo non è altro che questo: Dio che ha posto la sua tenda fra noi. Non casualmente Gesù Cristo viene chiamato anche Emmanuele, che vuol dire Dio con noi.
Che cosa poteva chiedere Gesù Cristo ai suoi discepoli, se non di essere la memoria viva, segno di questa sua presenza che continua oggi e sempre? Di fatto l’ha chiesto: Voi sarete testimoni di me a Gerusalemme, nella Giudea, nella Samaria e fino ai confini della terra. E ha aggiunto: Io sarò con voi fino alla fine dei tempi. E così lo spazio e il tempo diventano l’abitazione di Dio per mezzo di Gesù Cristo e della Chiesa, che è il suo corpo visibile nella storia. È perciò che la parrocchia riconosce, come suo compito fondamentale, l’incontro personale con Cristo e quindi l’introduzione nella vita di fede e nella sequela di Gesù da parte di tutti coloro che sono disponibili. È ciò che si chiama iniziazione cristiana. Di tutto questo l’Eucaristia è come il roveto ardente.
Ma chi può essere una memoria e una presenza di questo genere? Non c’è nessun cristiano che non lo possa essere. Non c’è nessuna comunità cristiana, in tutte le sue svariate forme, che non abbia la possibilità di svolgere questo compito. La parrocchia, sempre bisognosa di cercare tutte le possibili collaborazioni, soprattutto per quanto riguarda la presenza missionaria negli ambienti, mantiene la sua importante singolarità sia per il rapporto con il territorio, e in particolare con le famiglie, sia per la relazione stretta che realizza con la diocesi, e dunque con il Vescovo, riconoscendo se stessa come cellula viva di una Chiesa più grande che, in definitiva, è l’unica Chiesa cattolica. E’ in questo modo che la parrocchia trova la propria identità, il fondamento della propria ecclesialità e allo stesso tempo le condizioni che le permettono di dare origine, come di fatto avviene, a figure concrete anche molto diverse tra loro.
Mentre ringraziamo tutti coloro che, senza far rumore, si dedicano a rendere la parrocchia un luogo evangelico e missionario, auguriamo a tutti di trovare nella parrocchia una casa dove abitare e nei sacerdoti, in particolare, dei padri e dei fratelli sempre disponibili ad accompagnare ciascuno in tutte le fasi della vita.