Toscana
Meno soli con Prometeo migliaia di lavoratori atipici
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Qualcuno potrà approdare a un lavoro a tempo indeterminato, altri la maggioranza collaboratore a progetto, ma è difficile per molti azzardare su un vero cambio di prospettiva occupazionale. La linea di confine tra chi arretra nella precarietà e chi avanza alla ricerca di un lavoro certo è sottilissima e si dipana tra molte difficoltà: dalle leggi di difficile interpretazione all’assillo di trovare un nuovo lavoro o un’occupazione più soddisfacente e remunerativa. Spesso quello che pesa a questi lavoratori è la «solitudine».
È per dare certezze a1l’universo dei co.co.pro, dei parasubordinati, dei consulenti e dei collaboratori a vario titolo, costretti a muoversi in un orizzonte tutt’altro che certo, che è nato il Progetto Prometeo. Voluto dalla Regione e realizzato dall’apposito raggruppamento temporaneo costituito da Cgil, Cisl, Uil e dalle rispettive agenzie formative Smile Toscana, Ial Toscana, Enfap Toscana, è finanziato con le risorse del Fondo sociale europeo, complessivamente 1 milione 800 mila euro, che sono servite a creare le basi della rete. Oggi; con 65 sportelli disseminati sul territorio regionale, un portale telematico dedicato al lavoro atipico e lo stretto collegamento con i vari centri per l’impiego, il progetto è ormai a regime, anche se già da un anno è nei fatti operativo e dà risposte ai suoi utenti.
Come funziona Prometeo? Chi si presenta a uno dei 65 sportelli è ricevuto e registrato da un operatore che ascolta i suoi dubbi e i suoi problemi, fornisce assistenza e consulenza, orientandolo, se necessario, verso livelli più specialistici (previdenza, uffici vertenze, centri di assistenza fiscale, centri di formazione e orientamento, ecc.). Ai servizi di Prometeo si può accedere anche on line. Basta cliccare l’indirizzo www.reteprometeo.net per entrare nel portale dal quale si possono raggiungere e consultare i siti che interessano, costruire e pubblicare il proprio curriculum, accedere alla banca dati, partecipare a forum di discussione, utilizzare la formazione a distanza. L’ingresso è possibile, attraverso una registrazione, sia ai lavoratori sia alle imprese. Ad oggi i lavoratori che si sono rivolti alla rete sono circa 500 e le imprese una ventina.
«Con questo progetto spiega l’assessore regionale all’istruzione, formazione lavoro Paolo Benesperi parte il pezzo importante di un lavoro che vede la Regione impegnata da tempo per trovare forme concrete di intervento su queste figure contrattuali, sempre più presenti anche nella nostra regione. Non basta, infatti, prendere atto che forme di flessibilità sono ormai entrate stabilmente a far parte del mercato del lavoro toscano. Occorre ora dare ai lavoratori atipici gli strumenti per trasformare queste occasioni di lavoro, sia pure non subordinato in opportunità di crescita professionale, e di carriera, facendo in modo che la flessibilità non si traduca soltanto in più precarietà e minori diritti».
In Toscana i lavoratori co.co.co. sono più che raddoppiati in pochi anni. Erano 100 mila 659 nel ’97, alla fine del 2003 sono saliti a 228 mila 517, secondo i dati Inps, di cui 100 mila 696 donne. Un universo occupazionale che comprende di tutto: operai, programmatori informatici, operatori di call center, commessi, idraulici, consulenti, cuochi, fornai, baristi. Solo un 10 per cento di questi è costituito da reali lavoratori autonomi. Il resto è co.co.co. destinato a scomparire o trasformarsi.
La provincia con il maggior numero di collaborazioni è Firenze con 71 mila 358 lavoratori, di cui 30 mila 378 donne. Seguono Pisa (24 mila 890 rapporti, di cui 11 mila 057 donne), Lucca (23 mila 936, con 10 mila 764 donne) e Livorno (20 mila 045, le donne sono 9 mila 678). Nelle altre province i numeri variano dai 16 mila ai 10 mila. Sono dati che smentiscono le voci che indicano il lavoro co.coc.co. come un fenomeno giovanile e per lo più femminile: il 51 per cento dei lavoratori toscani è fra i 15 e i 39 anni, il residuo 49 per cento è tra i 49 e i 60. Il 43 per cento è composto da donne.