Dal laboratorio del Meyer arriva anche la conferma che si tratta di una forma settica da meningococco ST11, variante più aggressiva e a volte letale. Il rapido ricovero all’Ospedale di Empoli ed il trasferimento all’Ospedale Meyer di Firenze, e soprattutto il fatto che il bambino fosse vaccinato dal 2014 per il meningococco C sono riusciti a fermare il diffondersi dell’infezione. Dunque il vaccino non ha “fallito”, ma ha protetto il bimbo.Tutti i vaccini, è risaputo, non danno una copertura assoluta verso le malattie che aiutano a prevenire. Per ragioni immunitarie ad oggi non facilmente indagabili una piccolissima parte dei soggetti vaccinati non sviluppa un’immunità (anticorpi, e non solo) sufficiente ad impedire del tutto il presentarsi della malattia. Oltre il 90 e fino al 98% tuttavia sviluppa in genere questa protezione, a seconda dei vaccini. Nel caso del meningococco (C, B o quadrivalente ACWY) la percentuale di protezione è molto alta nei bambini piccoli, anche se qualcuno non sfugge a quanto detto, e si può ammalare.Come afferma Gabriele Mazzoni, responsabile dell’Unità funzionale igiene pubblica della zona empolese “va segnalato che a fronte di una copertura vaccinale molto alta in tutta la Regione Toscana nei bambini al compimento del primo anno di vita, questo è il primo caso di sepsi meningococcica che osserviamo fino all’età di nove anni. E con la situazione epidemiologica dell’ultimo biennio i casi attesi sotto i dieci anni sarebbero stati decine o centinaia se non ci fosse stata la vaccinazione. C’è da dire inoltre che in genere l’immunità conferita da un vaccino, ancorché parziale (come si è detto molto raramente, e come presumibilmente nell’ultimo caso) e non capace di impedire il manifestarsi della malattia, un certo grado di protezione lo offre comunque. Le malattie stesse sono quindi quasi sempre meno gravi e soprattutto non mortali e senza esiti. Questo è ciò che auspichiamo anche attualmente per il piccolo al Meyer”.“Da questo caso – prosegue Mazzoni – vanno tratte quindi due considerazioni: la prima è che il Meningococco C ST11 è ancora almeno in parte presente e circolante nelle aree di Firenze, Prato, Pistoia e nell’Empolese-Valdarno Inferiore. Certamente in misura minore, come confermato dagli studi svolti dalla Regione Toscana in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, ma presente e potenzialmente infettante. La seconda considerazione è che il vaccino è efficace, capace cioè di proteggere dalla malattia, ma anche di attenuarne il decorso e gli esiti nei casi di minor risposta”.A ciò si deve aggiungere che il vaccino è innocuo. “Nelle circa 700.000 dosi somministrate in Toscana durante la campagna 2015-2016 e nelle oltre 300.000 dosi somministrate ai bambini ad un anno nell’ultimo decennio – spiega – non si sono mai osservati effetti collaterali importanti che non siano qualche linea di febbre od un po’ di dolenzia nel punto di inoculazione. Questi vaccini, infatti, sono sempre più depurati, non contengono la cellula batterica intera e non hanno sostanze aggiuntive pericolose”.Quindi cosa consigliare?Assolutamente di continuare a far vaccinare i piccoli contro il meningococco C subito dopo il compimento del primo anno. Consentire anche la vaccinazione contro il tipo B nella prima infanzia.Provvedere a far rivaccinare contro i ceppi ACWY all’11° anno di età o comunque nella seconda decade di vita. Vaccinarsi oltre i venti anni contro il C, almeno fino a 45 anni. Proprio per questo è stato deciso di prorogare oltre il 30 settembre la campagna di vaccinazione.Attualmente le coperture sono buone, ma non ottimali. Specialmente nella fascia 11-20 anni le coperture dovrebbero essere superiori al 90%, e nell’ASL Centro siamo ancora al 60-75% a seconda delle zone. Anche i giovani adulti dovrebbero vaccinarsi maggiormente, fino a 45 anni. Sappiamo infatti che questi batteri si diffondono più rapidamente nei più giovani.Dall’assessore al diritto all salute Stefania Saccardi viene dunque ribadito l’invito a rivolgersi alle ASL di zona od ai propri Medici e Pediatri di Famiglia per effettuare la vaccinazione. Possibilmente entro la fine dell’anno perché, come è noto, la malattia meningococcica colpisce soprattutto d’inverno in sinergia con l’influenza.