Cultura & Società

Menduni: «Così la televisione ha cambiato l’Italia»

di Andrea FagioliCos’è che più di ogni altra cosa dimostra che la televisione ha cambiato gli italiani? «In realtà, le cose sono almeno due», risponde Enrico Menduni, uno dei massimi studiosi di radio, televisione e linguaggi multimediali, professore di Teorie e tecniche del linguaggio radiotelevisivo all’Università di Siena.

«A dimostrare che gli italiani sono cambiati con la tv c’è innanzituitto – spiega Menduni – l’avvento di una cultura del consumo e la conseguente distruzione di una cultura fondata sul risparmio. Si tratta di una cultura dove il benessere ha una natura acquisitiva, ovvero coincidente con il possesso di determinati beni e servizi, dove gli atti d’acquisto sono una delle principali cose che danno senso alla vita. Tutto ciò senza la tv e la pubblicità in tv non sarebbe mai successo. Il secondo elemento è la personalizzazione della politica, che non si riconosce più in un partito, ma in una faccia, più o meno rassicurante, più o meno simpatica: la faccia di uno che compare in televisione, con tutto lo schematismo e la carica populistica e plebiscitaria che la televisione si porta con sé. Questo aspetto personalistico della politica è tipico delle società post-televisive».

Gli esempi non mancano e ci riguardano da vicino: «Nel 1994 una persona è scesa in campo con una videocassetta e una campagna elettorale di 59 giorni: quella persona è diventata presidente del Consiglio. Nel 2001, dopo che alla guida del governo di centrosinistra si erano alternati tre premier, di cui l’ultimo non proprio bello, è arrivato uno bello, è andato a Porta a porta e ha annunciato la propria candidatura. Il povero terzo premier, quello non bello, ha appreso dalla tv che qualcuno lo stava facendo fuori».Il perché un politico scelga sempre e comunque la tv è un fatto scontato e la risposta sta dietro un numero: l’85, ovvero la percentuale degli italiani che ogni giorno la guardano.

«Quale altra attività umana viene fatta ogni giorno dall’85% degli italiani – si chiede ironicamente Menduni –? Sì e no il mangiare, il bere e l’andare in bagno. Per un film, per un libro, per una mostra si parla di quante volte al mese, cosa ben diversa di quante volte al giorno. È come consumare qualcosa a bicchierini o a damigiane. Per di più, il 90% di quell’85% vede solo sei canali».

Per trovare qualcosa di simile al rapporto così intenso e intrecciato con la vita quotidiana come quello che si è creato con la televisione, bisogna ricorrere all’automobile e al telefono cellulare. Con la differenza che la televisione è un «ospite fisso» che si sovrappone «umilmente» anche ad altre attività: con la tv accesa si può fare tutto. «È ovvio – precisa Menduni – che si tratta di falsa umiltà. La tv è un rubinetto a flusso continuo di cui ognuno si ritaglia una parte. Ha il carattere di flusso, non di testo come ad esempio il cinema, che può essere considerato nel confronto metaforico una pregiata bottiglia di acqua minerale. Il film, infatti, è un testo, che comincia e finisce, si consuma con un inizio e una fine. Il cinema, inoltre, è narrazione della finzione, mentre la tv è una terra di mezzo, una zona intermedia, un misto di realtà e finzione».

E lo spettatore come reagisce al presunto inganno? «A lui basta la verosimiglianza. La dimostrazione arriva dalle inchieste di Striscia la notizia, che non hanno provocato nessun crollo degli ascolti nelle trasmissioni accusate di falsità. Agli spettatori – ribadisce Menduni – non interessa che sia vero, interessa che sia verosimile».

Il docente senese racconta al proposito di un’anziana signora che, vivendo sola, guarda molta tv pur non credendo a nulla di quello che vede: «Io, alla mia età, vedo quello che danno, ma non ci credo. Lo guardo perché, anche se non è vero, è interessante lo stesso perché potrebbero accadere».«La gente comune tende a quest’abbassamento d’interesse verso una verosimiglianza narrativa considerata presupposto più importante dell’obbligo di realtà. Riassumendo, la tv è un mezzo molto radicato nella vita quotidiana, straordinariamente potente, affascinante, che contiene – conclude Menduni – elementi intrinseci di distorsione della realtà».