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Meeting Rimini: card. Pell, «Chiesa e denaro, è il momento di sistemare i conti»

«La vita economica oggi è più complicata di quanto non lo sia mai stata – ha spiegato il porporato – e questo è il motivo per cui il diritto canonico richiede la presenza di almeno tre laici esperti di economia in ogni consiglio finanziario diocesano». Tuttavia, ha aggiunto, «è pericoloso, moralmente sbagliato, quando un leader della Chiesa, un vescovo, un parroco o un superiore religioso non mostra alcun interesse a come il denaro della Chiesa viene utilizzato e rivendica allegramente che non capisce nulla di soldi. Questo lascia il campo aperto a incompetenti e ladri». Per il prefetto «un leader della Chiesa non ha bisogno di essere un esperto, ma deve essere in grado di fiutare quando qualcosa non quadra e dare un giudizio personale realistico che il denaro della Chiesa sotto il suo controllo è stato ben utilizzato».

 «È importante – ha spiegato Pell – che l’istituzione sia distinta dall’individuo in modo tale che, per esempio, un parroco non utilizzi i beni della parrocchia come fossero i suoi. Allo stesso modo il patrimonio della Chiesa non appartiene ad una sola generazione, ma la ricchezza ereditata dovrebbe essere utilizzata per finanziare tutte le opere di bene della Chiesa» evitando così di essere affossati da debiti e da spese incontrollate e non più sostenibili. «È triste – ha ammesso il cardinale – dover acconsentire alla vendita di proprietà della Chiesa ma le necessità pastorali del popolo devono sempre venire prima. In Vaticano stiamo cercando di mettere in pratica gli insegnamenti cristiani sulla proprietà, sulla ricchezza, sul servizio ai sofferenti e ai poveri». «I moderni metodi contabili sono buoni, e probabilmente il modo migliore di garantire onestà ed efficienza – ha proseguito Pell – e questo richiede competenze laiche di alto livello e l’adozione del principio di trasparenza» quando si rende conto dell’uso del denaro della Chiesa da parte delle autorità ecclesiali. «È bene che coloro che hanno accesso al patrimonio della Chiesa siano responsabili in questo mondo e non solo davanti a Dio».

Per il prefetto, «quando la Chiesa ha investimenti e proprietà, le autorità ecclesiali hanno l’obbligo morale di raggiungere livelli adeguati di ritorno finanziario. Quando ciò non viene raggiunto, spesso significa che qualcuno altro ci ha guadagnato». «È il momento di sistemare e mettere le nostre attività in ordine e organizzare in modo tale che ciò possa essere dimostrato al mondo esterno – ha dichiarato il prefetto -. La prossima ondata di attacchi alla Chiesa potrebbe essere per irregolarità finanziarie». «Una volta – ha ricordato – una principessa europea mi disse che alcuni in Vaticano somigliavano a una vecchia famiglia nobile che stava andando in bancarotta, perdendo tutto il suo denaro», preda facile per i ladri. «Stiamo lavorando sodo nella Santa Sede, sotto la guida di Papa Francesco, per cambiare questa immagine», ha concluso il prefetto.