Vita Chiesa

MEETING INSEGNANTI DI RELIGIONE: CARD. BAGNASCO, IRC RISORSA PER UNA SERENA CONVIVENZA CIVILE

L’Insegnamento della religione cattolica è oggi “una disciplina pienamente inserita nel quadro della finalità della scuola di tutti, al centro della quale c’è la persona nella sua integralità”. E’ la “concezione personalista della persona”, ed oggi “c’è bisogno di non dimenticarla, anzi di rilanciarla”. Ne è convinto il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, intervenuto questo pomeriggio al Meeting degli Insegnanti di religione (Idr). Dopo gli Accordi di revisione del Concordato, del 1984, l’Irc – ha ricordato il cardinale – ha acquisito un “nuovo profilo”, cessando di essere “semplicemente un’ora di storia delle religioni”, e diventando invece “parte integrante del patrimonio storico del popolo italiano”, che dà l’opportunità agli studenti di “interrogarsi su Dio, sull’interpretazione del mondo, sul significato e il valore della vita, sulla dimensione etica dell’agire umano”. L‘apprendimento degli obiettivi dell’Irc, in questa prospettiva, diventano “un obiettivo fondamentale per raggiungere le finalità formative della stessa scuola”, e postulano la necessità di “un incontro con la religione non solo a livello cognitivo, di informazioni”, ma finalizzato ad aiutare gli alunni “a comprendere i valori e i significati che le persone che credono nel Dio di Gesù Cristo manifestano nelle loro scelte di vita”. L’Irc “più che un problema nella laicità dello Stato”, è “una risorsa per la scuola”, che “realizza con la Chiesa una vera e propria alleanza educativa”, ma anche per la società, in quanto capace di “promuovere una mentalità accogliente” e di garantire “una serena convivenza civile nel quadro di una società pluralista”. Lo ha detto il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, intervenendo oggi al Meeting degli Idr. L’Irc, ha precisato il cardinale, “non richiede di per sé che l’alunno aderisca personalmente al credo religioso cristiano, ma che conosca, studi e percepisca il significato dei valori che scaturiscono da questa fede, riconoscendo che si tratta di valori generalmente vissuti e condivisi e che nel nostro Paese sono parte integrante del patrimonio storico culturale, capace di sviluppare attraverso gli interrogativi di senso, nuove sensibilità, in ordine alla ricerca della giustizia e della verità, per tutti gli uomini”. In quanto inserito “nel quadro delle finalità della scuola”, l’Irc concorre inoltre “al pieno sviluppo della personalità dell’alunno, in un scuola che sia in sintonia con i principi della Costituzione Italiana”“Per gli alunni e gli studenti credenti che si avvalgono dell’Irc” – il 91,1% in Italia, ha ricordato il presidente della Cei – “la comprensione della religione e del cristianesimo si riferisce ugualmente alle proposte e alle risposte, al significato o alla rilevanza che la religione ha per essi, alla ripercussione sui problemi personali e sociali; mentre per gli studenti che hanno altro credo religioso o si riferiscono ad altri sistemi di significato, conoscere e comprendere la religione cristiano-cattolica significa anche comprendere meglio la cultura italiana, cioè la cultura nella quale si vive”, oltre che “comprendere le persone che vivono coerentemente la fede cristiana”. “A ben guardare – ha affermato il cardinale – possiamo dire che l’Irc arricchisce e completa la personalità dell’alunno poiché tale insegnamento, proprio per la sua nativa vocazione è chiamato a interpretare la storia e a proporre orizzonti di senso, pertanto offrendo un contributo originale e specifico al percorso educativo delle giovani generazioni, anche con lo scopo di ricercare il significato della scelta e dell’esercizio di una professione”.La ricerca europea sull’insegnamento della religione, svoltasi tra il 2005 e il 2007 su proposta del Ccee, “conferma che l’orientamento di fondo è quello dell’apprezzamento del modello italiano dell’insegnamento della religione”. A ricordarlo è stato il card. Angelo Bagnasco, che intervenendo al Meeting degli Idr ha puntualizzato che la “confessionalità” non può essere vista “come una complicazione o un intralcio all’esercizio della laicità”, in quanto “costituisce una garanzia di identità, un impegno per un insegnamento radicato in una tradizione viva, capace a sua volta di vivificarlo continuamente, e farlo progredire, in un costante confronto con la realtà”. “Aggiornare i programmi, essenzializzare i contenuti, sperimentare nuove modalità didattiche”, sempre in collaborazione con il Ministero della Pubblica Istruzione: questo, in sintesi, l’impegno della Cei,anche in vista delle riforme, ultimamente, confluite nella modalità delle nuove Indicazioni Nazionali per il Curricolo. “Ci auguriamo che all’impegno leale e costante della Chiesa, in tutti questi anni, nel disegnare il nuovo profilo dell’Irc – l’auspicio del presidente della Cei – possa corrispondere anche da parte delle Istituzioni governative il pieno riconoscimento scolastico dell’identità dell’IRC, con il superamento di alcune residue e contraddittorie limitazioni”.“L’Irc, con il suo contributo specifico, pienamente inserito negli obiettivi dati dalle Indicazioni nazionali, evidenzia come nel progetto educativo della scuola sia opportuno partire dai bisogni e dalle esperienze, nonché porre attenzione alla dimensione socio-politica nel suo senso più alto”, ha detto ancora il card. Angelo Bagnasco, secondo il quale oggi “è necessario far emergere il superamento della giustapposizione fra umano e religioso e far risplendere come il Vangelo sia sorgente perenne di una umanità ricca e di un umanesimo veramente plenario e integrale”. “Preparazione culturale e professionale, intenzionalità educativa, forte legame con la comunità”: questo, per il presidente della Cei, il “profilo sostanziale” degli insegnanti di religione cattolica, “uomini e donne cui la Chiesa italiana sente di dover essere profondamente grata”, perché “svolgono una professione che è tra le più alte e allo stesso tempo realizzano la loro vocazione, vocazione che si pone al servizio della persona, un servizio educativo non facile ma nello stesso tempo appassionante e decisivo, e oggi sempre più prezioso, verso le giovani generazioni”, a partire dalla consapevolezza che “il cristianesimo con la sua presenza cattolica, come pensiero, come cultura, come esperienza politica e sociale, è un fattore fondamentale e imprescindibile nella storia del Paese”.Sir