Vita Chiesa

Meeting di Sant’Egidio: la preghiera è la forza che spinge i popoli verso la pace

di Michele Brancale

Il Vesuvio è ancora innevato anche se il clima si è fatto un po’ più mite a Napoli e, la neve, in fondo, sembra calmare la minaccia di eruzioni. L’immagine, ripresa da Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio durante l’incontro internazionale «Per un mondo senza violenza», promosso dalla Comunità con l’arcidiocesi di Napoli, suggerisce simbolicamente gli effetti costruttivi di una scelta da cui non si torna indietro. Benedetto XVI, davanti a una delegazione composta da 51 rappresentanti religiosi nel seminario di Capodimonte, l’ha rimarcata in questi termini: «La Chiesa cattolica intende continuare a percorrere la strada del dialogo per favorire l’intesa fra le diverse culture, tradizioni e sapienze religiose». Dunque no alla cultura della violenza e dello scontro, un ringraziamento da parte del Papa al cardinale Crescenzio Sepe, all’arcidiocesi di Napoli e alla Comunità di Sant’Egidio «che lavora con dedizione per favorire il dialogo tra religioni e culture nello spirito di Assisi».

Benedetto XVI ed il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo, Ezzeddin Ibrahim, autorevole esponente islamico degli Emirati arabi, accanto al rabbino capo di Israele Yona Metzger erano seduti insieme a pranzo, con altri esponenti religiosi, a un tavolo davvero speciale, quasi icona di un appuntamento storico, che consacra con Benedetto XVI lo «spirito di Assisi» e guarda al futuro, oltre le incomprensioni, recepisce con favore il documento dei 138 sapienti islamici tanto che il cardinale Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, annuncia una risposta della Santa Sede. Sono declinazioni concrete della parola «dialogo», così invisa ai fautori dello scontro, a quelli che rendono abituale nell’opinione pubblica la febbre del conflitto e della guerra. E non può essere abituale, lo ricordava il cardinal Sepe, lo scenario che accompagna tante giornate di Napoli, la camorra che avvelena la vita di una parte della popolazione, dei giovani che sono più esposti alla sua influenza. Napoli come paradigma possibile di città, con patologie di violenza più accentuate che in altre. La violenza è un clima diffuso da dissipare. «La violenza quotidiana – spiega Andrea Riccardi – giustifica un pessimismo che non fa vedere il futuro. Non solo la violenza della guerra, che tanti nobilitano come strumento normale e necessario per risolvere i conflitti, ma anche la violenza criminale che colpisce tante città. La paura diventa politica e il disprezzo distrugge ponti di dialogo tra cristiani e musulmani costruiti nel passato. Il disprezzo ha prodotto la Shoah, e il disprezzo nutre un terrorismo che colpisce senza vedere il volto di chi si ha in fronte. Così si prepara la tempesta e si cammina senza apparente timore sull’orlo dell’abisso».

Tuttavia la storia è ricca di svolte e di miracoli, e la preghiera – come diceva La Pira – è una forza storica che muove i popoli e le nazioni. Il dialogo perciò non è una moda, ma nasce nell’intimo stesso delle religioni, perché la preghiera è, in primo luogo, dialogo. Per questo c’è bisogno di nuove, disinteressate ed audaci iniziative di pace, «per creare simpatia e ponti laddove tutto sembra invece andare verso la divaricazione». Le parole del monaco birmano Uttara raccontavano gli effetti dell’assenza del dialogo nel suo Paese. Il popolo birmano, ha ricordato Uttara, ha protestato contro una dittatura corrotta ed ingiusta, ed i monaci buddisti birmani hanno marciato insieme, «con contagiosa gentilezza e dilagante amore per ogni creatura, nella speranza che amore e cortesia trionfino». Secondo l’esule birmano, che ha lasciato il suo paese perché ricercato dai militari per il suo ruolo nelle manifestazioni del 1988, non si sa che fine abbiano fatto molti di quelli che hanno protestato nelle scorse settimane. «Abbiamo avuto notizia di torture nei confronti dei monaci che hanno protestato e la campana a morto ha risuonato migliaia di volte. Noi temiamo che i militari possano distruggere la più diffusa religione del paese, e dopo di ciò anche le altre religioni avranno ben poche chance di sopravvivenza in Birmania».

Il mondo passa nella città partenopea, attinge alle risorse di confronto che i meeting di Sant’Egidio sanno esprimere. Si illustrano i grandi cambiamenti operati dalla terapia «Dream», con l’utilizzo dei farmaci antiretrovirali che hanno restituito la vita a 40 mila sieropositivi nell’Africa subsahariana, coinvolgendo in una «strategia di vita» – così è stata chiamata – congregazioni religiose ed ex pazienti, ospedali occidentali e 24 day hospital nei Paesi africani in cui è attivo Dream. E arrivano buone notizie anche da altri fronti. In un messaggio inviato e letto alla cerimonia inaugurale, il Presidente della Repubblica del Gabon Omar Bongo ha annunciato la decisione di abolire la pena di morte nel Paese africano. È sicuramente un passo avanti per giungere all’abolizione universale della pena capitale e all’arresto immediato di ogni esecuzione dei condannati a morte in ogni parte del mondo.

Il prossimo appuntamento si svolgerà con ogni probabilità a Cipro, da dove si guarda da vicino al Medio Oriente, una grande frontiera che può diventare un ponte tra oriente e occidente, tra nord e sud.

Il discorso del Papa:le religioni non possono essere fonte di odio«Colgo volentieri questa occasione per salutare le personalità convenute qui a Napoli per il XXI Meeting sul tema: “Per un mondo senza violenza – Religioni e culture in dialogo”. Ciò che voi rappresentate esprime in un certo senso i differenti mondi e patrimoni religiosi dell’umanità, a cui la Chiesa cattolica guarda con sincero rispetto e cordiale attenzione». Così Benedetto XVI, in apertura dell’incontro organizzato a Napoli dalla Comunità di Sant’Egidio, ha salutato la delegazione di 51 capi religiosi presenti al meeting (I discorsi di Benedetto XVI nella visita pastorale a Napoli). Dopo aver ringraziato il Cardinale Crescenzio Sepe e l’Arcidiocesi di Napoli, e la Comunità di Sant’Egidio «che lavora con dedizione per favorire il dialogo tra religioni e culture nello spirito di Assisi», il Papa ha voluto ricordare proprio l’incontro del 1986: «L’odierno incontro – ha detto Benedetto XVI – ci riporta idealmente al 1986, quando il venerato mio Predecessore Giovanni Paolo II invitò sul colle di San Francesco alti Rappresentanti religiosi a pregare per la pace, sottolineando in tale circostanza il legame intrinseco che unisce un autentico atteggiamento religioso con la viva sensibilità per questo fondamentale bene dell’umanità. Nel 2002, dopo i drammatici eventi dell’11 settembre dell’anno precedente, lo stesso Giovanni Paolo II riconvocò ad Assisi i leader religiosi, per chiedere a Dio di fermare le gravi minacce che incombevano sull’umanità, specialmente a causa del terrorismo».«Nel rispetto delle differenze delle varie religioni, tutti siamo chiamati a lavorare per la pace e ad un impegno fattivo per promuovere la riconciliazione tra i popoli»: questo, ha sottolineato il Papa, è «l’autentico “spirito di Assisi”, che si oppone ad ogni forma di violenza e all’abuso della religione quale pretesto per la violenza. Di fronte a un mondo lacerato da conflitti, dove talora si giustifica la violenza in nome di Dio, è importante ribadire che mai le religioni possono diventare veicoli di odio; mai, invocando il nome di Dio, si può arrivare a giustificare il male e la violenza. Al contrario, le religioni possono e devono offrire preziose risorse per costruire un’umanità pacifica, perché parlano di pace al cuore dell’uomo. La Chiesa cattolica intende continuare a percorrere la strada del dialogo per favorire l’intesa fra le diverse culture, tradizioni e sapienze religiose. Auspico vivamente che questo spirito si diffonda sempre più soprattutto là dove più forti sono le tensioni, là dove la libertà e il rispetto per l’altro vengono negati e uomini e donne soffrono per le conseguenze dell’intolleranza e dell’incomprensione». Benedetto XVI ha quindi concluso con l’augurio che «questi giorni di lavoro e di ascolto orante siano fruttuosi per tutti. Rivolgo per questo la mia preghiera all’Eterno Dio, perché riversi su ciascuno dei partecipanti al Meeting l’abbondanza delle sue benedizioni, della sua sapienza e del suo amore. Egli liberi il cuore degli uomini da ogni odio e da ogni radice di violenza e ci renda tutti artefici della civiltà dell’amore».

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