Vita Chiesa
Meeting di Rimini, mons. Galantino: «Chiesa sollecitata a rinnovarsi nelle sue strutture»
«La diffusione del cristianesimo è l’evento che più ha rivoluzionato la storia del mondo. Credere in un Dio che soffre fino alla morte, che è il punto drammaticamente più alto del limite; e credere in un Dio che vince il male assumendo la debolezza altrui introduce una visione che stravolge per sempre le categorie attraverso le quali si pensa il divino. Il comandamento dell’amore porta a intendere gli ultimi non più come scarti, ma come persone da sollevare e delle quali condividere la sorte. Per questo l’ascolto della parola di Gesù, la meditazione del suo esempio, la contemplazione del mistero della Pasqua, forniscono una luce ineguagliabile sull’uomo e rappresentano un’antropologia del limite già compiuta e nella sua perfezione». Lo ha detto il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, che questa mattina è intervenuto alla seconda giornata del Meeting di Rimini con una relazione sul tema «Persona e senso del limite». Per monsignor Galantino, «il limite è nell’uomo un fattore propulsivo, in quanto genera il desiderio, che è il motore della volontà. Se l’uomo possedesse tutto, non cercherebbe nulla; se al contrario si scopre mancante, è mosso alla ricerca di ciò che non ha». Per questo motivo, ha affermato, «l’assunzione del limite è un’occasione di rinnovamento individuale, ecclesiale e sociale».
«Anche la Chiesa è sollecitata, da un’antropologia del limite, a rinnovarsi nelle sue strutture, nelle dinamiche decisionali e nelle prassi concrete delle comunità», ha aggiunto Galantino, per il quale «le comunità ecclesiali e le associazioni già sono, per il nostro tempo, un mirabile segno della presenza di Dio e della carità che da lui promana». Tuttavia, ha riconosciuto il segretario della Cei, «ancora tanto dobbiamo fare nella via della testimonianza; tanto ancora dobbiamo crescere nel dar vita a dinamiche autenticamente evangeliche e libere, che manifestino in modo sempre più trasparente la carità da cui siamo stati raggiunti. Una Chiesa che fa del limite una risorsa assume lo stile missionario tanto invocato da Papa Francesco, divenendo sempre meno dispensatrice di servizi e sempre più ‘ospedale da campo’, chinata sugli ultimi, nei quali è racchiusa la più grande ricchezza, nei quali è presente lo stesso Signore, dai quali spera di essere accolta nel Regno di Dio».
Come la Chiesa, anche «la vita del singolo deve essere rivista e ammodernata da una più forte presa di consapevolezza del proprio limite. Chi assume il limite – ha ribadito monsignor Galantino – lo sperimenta non solo come sofferenza, che è dimensione costitutiva dell’esistenza umana, ma anche come consolazione. ‘Beati gli afflitti’, insegna Gesù, a indicare la ricchezza offerta a chi colga la debolezza come possibilità di abbandonarsi al Padre. Una persona che fa del limite una risorsa, mette da parte l’istinto a difendersi dagli altri, si apre più facilmente alla condivisione e – per chi crede – trova nella preghiera la via di accesso ai beni più grandi».
Al suo arrivo questa mattina alla fiera di Rimini, monsignor Galantino che non ha voluto rilasciare dichiarazioni, ha scherzato con i giornalisti che lo attendevano all’ingresso: «Le foto vanno bene, ma poi aggiustatemi con Photoshop, mi raccomando».