Vita Chiesa

MEETING DI CIPRO: DE CLERMONT (KEK) E CARD. RICARD (FRANCIA), «È L’ORA DELL’EUROPA»

(Simona Mengascini, inviata SIR a Cipro) – “L’Europa non ha ancora mostrato la sua volontà di partecipare pienamente all’appuntamento con la storia”. Intervenendo a Cipro al Meeting promosso dalla Comunità di Sant’Egidio “La civiltà della pace. Civiltà e culture in dialogo” Jean-Arnold de Clermont, presidente della Conferenza delle Chiese d’Europa (KEK), ha proposto questa analisi del Vecchio Continente. Il pastore ha notato che l’Europa si pone “sulla difensiva verso le migrazioni invece di farne uno strumento di sviluppo congiunto”, che ha poca “coerenza” in politica estera e che “sul conflitto arabo-israeliano resta al seguito degli Stati Uniti senza far sentire la propria voce”. Sempre a proposito dell’immigrazione, De Clermont ha sottolineato che “non possiamo accettare che 100.000 persone siano annegate e continuano ad annegare per arrivare in Europa” e per questo “bisogna risvegliare i cristiani e bisogna risvegliare i politici”. Il card. Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux, ha ricordato che “l’ora dell’Europa” è anche insieme “l’ora dell’ecumenismo”, perché nel suo territorio è stata fatta l’esperienza della divisione e delle lotte tra cristiani ma anche della “riconciliazione”. E di non di “secondaria” importanza per l’Europa è pure il dialogo interreligioso, “perché i leader religiosi europei – ha spiegato Clermont – possono insieme portare avanti la difesa dei diritti umani”. Ci vuole “una parola forte che mostri come guarire la violenza, che indichi il cammino che l’umanità deve percorrere per superare uno dei fossati più tristi che la attraversano. Il cammino verso la pace parte dalla preghiera”. Lo ha detto questa mattina il biblista cattolico spagnolo Armand Puig, prendendo la parola a Nicosia alla tavola rotonda su “La preghiera alla radice della pace”, promossa all’interno del meeting “Religioni e culture” della Comunità di Sant’Egidio. Dopo le celebrazioni di apertura, il Meeting è entrato da questa mattina nel vivo delle discussioni, con una serie di tavole rotonde alle quali prendono la parola i vari esponenti delle religioni. “Gli uomini di religione – ha detto il biblista – possono condividere senz’esitare quelle parole piene di profezia che Gesù rivolge agli operatori di pace: ‘Tutto è possibile per chi crede’. La fiducia che il Dio della pace è più forte di qualsiasi forza di odio e distruzione, di vendetta e di morte, rende unanimi le volontà di coloro che si ribellano contro la rassegnazione e l’indifferenza di un mondo che tollera la violenza”. E anche quando “si potrebbe concludere che la pace è irraggiungibile”, gli uomini di religione si aggrappano alla loro fede nel Dio della pace per non piegarsi alla fatica che accompagna una grande lotta. Sanno che nelle loro mani c’è un’arma che è stata loro data da Dio stesso: l’amicizia e l’intimità con Lui”.“Poche figure hanno avuto un impatto cosi forte sulla storia moderna dell’umanità come papa Giovanni Paolo II di venerata memoria. Il suo profondo impegno è stato estremamente tradizionale, tuttavia il suo effetto è stato rivoluzionario”. Così il rabbino David Rosen, Presidente del “International Jewish Committee for Interreligious Consultations” (Israele) ha descritto il pontificato e la figura di Giovanni Paolo II nella tavola rotonda a lui dedicata dal Meeting della Comunità di Sant’Egidio in corso a Cipro. “Sotto l’impatto della sua leadership – ha detto Rosen – i muri sono crollati e le barriere del passato sono state superate dal suo spirito profetico”. Riguardo invece ai tra la Chiesa cattolica e gli ebrei, Giovanni Paolo II seguendo le indicazioni di Giovanni XXIII e del Concilio Vaticano II, “ha fatto sì che quella che era una corrente di riconciliazione divenisse un fiume impressionante”. “Indubbiamente – ha aggiunto il Rabbino – davanti a noi ci sono ancora delle sfide per il rapporto tra cristiani ed ebrei e sarebbe irrealistico aspettarci che non ce ne fossero. Tuttavia questo rapporto riflette una delle più straordinarie trasformazioni della storia, dal rifiuto all’amore, dall’alterità alla riconciliazione, dalla violenza all’abbraccio; e in questo processo Giovanni Paolo II fu davvero un grande profeta di pace”.