Italia
Mediterraneo, un mare di possibilità per i popoli
di Nicola Sangiacomo
I popoli dei paesi bagnati dal mare Mediterraneo hanno scritto pagine importanti della storia fin dall’antichità, ma oggi che ruolo possono avere per realizzare il sogno di La Pira (nella foto) dell’unità della famiglia umana? È partendo da questo interrogativo che si è sviluppato il sesto Colloquio promosso dalla delegazione regionale dell’Azione Cattolica nell’ambito del Progetto Cittadinanza. Un tema che ha trovato la cornice ideale a Livorno, la città di mare più importante della regione, che ha ospitato la giornata di studio. Una città nata sul mare e la cui popolazione è in gran parte arrivata dal mare, come hanno ricordato il presidente della Provincia di Livorno Giorgio Kutufà e l’assessore comunale Carla Roncaglia, che hanno portato ai presenti il saluto della cittadinanza livornese.
La giornata è stata aperta dall’intervento del nuovo delegato regionale di AC, Mauro Garuglieri, che ha raccolto il testimone da Enzo Cacioli che ha guidato la delegazione toscana negli ultimi sei anni.
Il concetto di umanità ha occupato l’attenzione del professor Riccardo Petrella, dell’Università Cattolica di Lovanio, che ha posto l’attenzione sulla necessità di dare anche un riconoscimento giuridico al termine umanità, per arrivare così ad offrire una tutela ai quasi tre miliardi di persone che nel mondo vivono, di fatto, da clandestini; secondo le statistiche tante sono, infatti, le persone che vivono con meno di 1,60 euro al giorno. Sono numeri in costante aumento e che non preoccupano più di tanto i capi dei governi dei paesi più industrializzati se, all’inizio del millennio, hanno proclamato al mondo che questa fascia di estrema povertà non è sradicabile. In questa realtà, in cui le nazioni più sviluppate si preoccupano solo della loro sicurezza, rinunciando anche in linea di principio a combattere la miseria, ha detto il professore Petrella, «dobbiamo dichiararci pronti ad affermare che nessuno è clandestino nel mondo».
Il Mediterraneo si presenta come uno spazio in cui questi problemi si manifestano in forma grave, spesso purtroppo esplodendo anche in conflitti violenti. È urgente avviare un percorso di dialogo tra i popoli che vivono in quest’area perché sappiano affrontare con saggezza i problemi attuali. In particolare, il professor Petrella ha proposto alcune cose concrete da fare: sapersi dire reciprocamente buongiorno, riconoscere i beni comuni e impegnarsi insieme per il loro sviluppo, valorizzare la rete delle città nel Mediterraneo.
La mattinata si è conclusa con la celebrazione della Messa presieduta dal Vescovo di Livorno, monsignor Simone Giusti, che, facendo riferimento alla sua lunga esperienza di Azione Cattolica, ha voluto ricordare ai presenti le caratteristiche del laico di AC, contenute nel famoso decalogo dettato da Paolo VI nel 1973: preghiera, sacrificio, studio ed azione; in questo modo si forma «un laico capace di obbedire in piedi», secondo una felice espressione di Vittorio Bachelet.
Nel pomeriggio il professor Antonio Papisca, studioso dei diritti della persona e dei popoli, si è ispirato alla pace trinitaria, dove si vive l’unione nella diversità. Ha affermato che il riconoscimento dell’umanità sta avvenendo in modo progressivo attraverso il diritto internazionale. Il professor Pietro Costa, esperto di diritto internazionale dell’Università di Firenze, ha ripercorso la storia del Mediterraneo, fatta di incontri e scontri di civiltà che aggiungevano ricchezza al sapere comune, mentre oggi ci si perde spesso nell’indifferenza.
Ludovico Galleni, docente all’Università di Pisa, infine, ha approfondito l’argomento della natura affermando che la più grande scoperta del XXI secolo è il fatto di aver capito che viviamo in un pianeta piccolo e con risorse finite. Quindi non si può cercare lo sviluppo continuo, perché altri ne soffrirebbero.
Al termine della giornata l’Azione Cattolica della Toscana ha lanciato un messaggio (testo integrale) in cui si afferma che: «accogliendo e condividendo le preziose intuizioni di Giorgio La Pira, intende operare perché siano recuperate queste esperienze culturali e di saggezza. I popoli del Mediterraneo erano in grado di incontrarsi, parlare e scambiare esperienze. E le scoperte del pensiero mediterraneo e in particolare quelle della scienza, sono dovute anche allo spirito di dialogo che si è, di fatto, affiancato a quello della guerre».
Il Mediterraneo per l’unità della famiglia umana (testo integrale del Messaggio conclusivo)