Europa

Mediterraneo: Open Arms, “quest’area di mare è sempre più associata a un cimitero”

Secondo Valentina Brinis, Advocacy Officer di Open Arms, è necessario "istituire un fondo europeo per una missione di soccorso in mare condivisa"

Migranti su un barcone nel mediterraneo

“Nonostante il numero di persone che nel 2024 hanno attraversato il Mediterraneo sia diminuito, purtroppo non si può dire lo stesso per quel che riguarda i dispersi, una cifra che non varia mai negli anni. Come infatti si apprende dalle agenzie delle Nazioni Unite che si occupano di registrare questi dati macabri, nel 2024 quasi 3mila persone sono morte o scomparse. In 10 anni, dal 2014, questo numero ammonta, superandola, quota 31mila”. Lo ha detto Valentina Brinis, Advocacy Officer di Open Arms, commentando i nuovi dati pubblicati da Unicef su morti e dispersi nel Mediterraneo Centrale.

“Nulla di nuovo, solo la conferma che quest’area di mare è sempre più associata a un cimitero dove, però, le persone non hanno né un nome, né una lapide su cui i loro familiari possono piangere. Ma l’Europa come si sta muovendo per invertire questa tendenza? Perché, visti i numeri, pare proprio che impedire le partenze, facendo accordi con altri Stati rivieraschi, non sia la via migliore per evitare naufragi e perdite di vite”, ha aggiunto Brinis.

“Open Arms, nel 2024, ha navigato nel Mediterraneo incontrando imbarcazioni instabili e sovraccariche dove a bordo c’erano numerosi bambini, anche di poche settimane. Non è forse giunto il momento di interrompere infausti e inefficaci rapporti con Paesi come la Libia e istituire un fondo europeo per una missione di soccorso in mare condivisa e supportata dai governi? Le occasioni parlamentari e istituzionali per promuovere queste iniziative ci sono, anche più volte l’anno. Chiediamo a chi ha questa responsabilità di coglierle!”, ha concluso.