Toscana
Mediterraneo, confine della fortezza Europa o ponte tra civiltà?
Il dossier statistico della Caritas e della Fondazione Migrantes riporta annualmente i dati dei richiedenti asilo e rifugiati nel mondo e in Italia che rientrano nei programmi realizzati dall’UNHCR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, istituito dalle Nazioni Unite nel 1950 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per fornire aiuto ai rifugiati europei fuggiti a seguito della seconda Guerra mondiale.
In totale ad oggi l’alto commissariato delle Nazioni Unite offre assistenza a 31,7 milioni di persone in tutto il mondo con un incremento di 9,9 milioni di persone rispetto al 2007, a causa della situazione drammatica del Medio Oriente resa ancora più grave dal fatto che l’UNHCR non si occupa dei rifugiai palestinesi presenti nei territori palestinesi e nei paesi vicini: Giordania, Libano e Siria pari a 4,3 milioni di persone.
L’Europa e di conseguenza l’Italia ha risentito di questo incremento pari al 10% di persone che richiedono l’asilo politico rispetto al 2006 e l’Italia con le sue 14.050 domande presentate si collocava, nel 2007 all’ottavo posto tra i paesi industrializzati. Dopo l’Iraq i maggiori paesi di provenienza dei richiedenti asilo sono stati la Federazione Russa, la Cina, la Seria ed il Pakistan mentre si assiste ad un forte incremento rispetto all’anno prima dei siriani e somali. Benchè l’Italia si collochi al 8° posto, la media di domande in rapporto alla popolazione è ancora sotto la media europea del 0,5%. La situazione di anarchia in cui è sprofondata la Somalia spinge molti somali a tentare di raggiungere l’Europa dopo aver attraversato il Sudan e la Libia, nei primi sette mesi del 2008 erano 2.500 le persone che avevano raggiunto Lampedusa. L’attraversamento del Mare mediterraneo non è sempre a buon fine a questo proposito le autorità hanno registrato nell’anno 2008 1.502 vittime, un dato inferiore del 23% rispetto al 2007, quando le morti documentate alle frontiere Ue furono 1.942, poco meno delle 2.088 registrate nel 2006. I dati in ogni caso sono parziali poiché si tiene conto solo delle morti registrate dalle autorità e dalle fonti di informazioni, rimane ancora un mistero il numero dei decessi non registrati che non balzano agli onori della cronaca.
Il canale di sicilia detiene ancora il primato dei lavoratori migranti intercettati nel 2008 36.900 mentre nel 2006 e 2007 si erano assestati da 19.000 a 20.450, incremento registrato anche nel quadrato tra Libia, Tunisia, Malta e Sicilia sono passate dalle 302 nel 2006 alle 556 nel 2007 alle 642 nel 2008.
Maggiore è stato l’incremento dei migranti intercettati in acque maltesi, passati dai 311 del 2006 ai 613 del 2007 e ai 1.266 nei primi nove mesi del 2008. Somalia e Nigeria sono le prime nazionalità di chi attraversa il Canale di Sicilia. E parallela alla rotta siciliana, continua a essere battuta la rotta che dalle coste algerine di Annaba porta in Sardegna. Circa 1.500 algerini erano stati intercettati nel 2007.
La Sicilia non è la sola meta gli sbarchi aumentano anche in Grecia, soprattutto iraqeni e afgani, dove però diminuiscono le vittime, continuano a diminuire gli sbarchi in Spagna anche se rappresenta sempre una meta il numero dei migranti intercettati al largo delle isole Canarie, nell’oceano Atlantico, è passato dai 32.000 del 2006 ai 12.624 del 2007 e ai 9.089 del 2008. Calano di pari passo le vittime, passate dalle 1.035 del 2006 alle 745 del 2007 e alle 136 del 2008. Tuttavia rimane alta l’incertezza sul numero di naufragi fantasma, dato che i pattugliamenti europei hanno causato un allungamento delle rotte: ormai si parte da Gambia e Guinea, per viaggi di due settimane in mare e se affondano nessuno ne da notizia.
Nello stretto di Gibilterra invece l’andamento è opposto: gli sbarchi continuano a diminuire, e le vittime ad aumentare. Il numero di migranti intercettati al largo delle coste andaluse sono passati dai 5.579 nel 2006 ai 3.748 nel 2007 e ai 3.017 nel 2008. Negli stessi anni le vittime sono prima scese dalle 215 del 2006 alle 142 del 2007, per poi risalire alle 216 dell’anno appena passato. Ma non c’è solo il mare a uccidere i migranti. C’è il caldo del deserto del Sahara, gli spari della polizia in Egitto, le mine alla frontiera turco-greca, i camion dentro i quali ci si nasconde in Turchia, come in Grecia e in Francia.
Visti i numeri di questo continuo massacro è evidente che si rende sempre più necessario prevenire questo fenomeno definendo delle procedure che da un lato garantiscono i diritti dei richiedenti asilo e dall’altro creino le condizioni per offrire una reale prospettiva di inserimento e di prospettiva futura.