Vita Chiesa

Mediterraneo, Argiolas ai vescovi: ecco i doveri delle comunità religiose nelle città

Il professor Argiolas, rivolgendosi ai vescovi presenti, ha offerto una relazione dal titolo “Quali doveri per le comunità religiose nella città?”, e articolata in quattro punti, “doveri”, impegnativi: il primo è il “toccare” come atto fondamentale e dovere più volte richiamato anche Papa Francesco; il secondo individua il dovere di “camminare insieme”; in terzo è il “patto di fraternità”; il quarto è relativo ad un “patto educativo globale”.

Per il Rettore dell’Istituto Sophia, riprendendo il magistero di Papa Francesco un dovere quindi “è ‘toccare’ le varie forme di povertà materiale, relazionale, esistenziale, culturale, per affrontarle a partire dalla consapevolezza della nostra comune povertà creaturale e, seguendo l’insegnamento e l’esempio del Cristo, farsi prossimo con il povero, quale che sia la forma di povertà, è il primo dovere delle comunità religiose rispetto alla città”.

Argiolas poi per gli altri doveri ha sottolineato il senso del “camminare insieme” declinato come “relazione essenziale” al “perseguimento di un obiettivo comune” infatti “nel marciare insieme nasce e cresce un’intelligenza capace di andare incontro alle specifiche esigenze della propria città, praticando quella solidarietà che assume e si fa carico delle povertà, delle sfide, dei dolori, delle angosce, delle speranze”.

L’altro dovere richiamato dal relatore ai vescovi, nella sessione mattutina in S. Maria Novella, è il “patto di fraternità” inteso come “Amore reciproco dicevo, linfa del patto; amore misericordioso, per realizzarlo; unità nella libertà e nella convergenza, per goderne i frutti. A partire non da presunte solide certezze ma da un amore di «testa, cuore, mani, anima» è forse possibile testimoniare il patto nella vita della città nella dimensione personale, della famiglia e delle organizzazioni, della e delle comunità”.

Infine Argiolas, parlando dell’ultimo dovere da lui proposto, cioè un “patto educativo globale” ha sottolineato come “Quella nostra, quella del Mediterraneo, come ogni autentica sfida globale” richieda “di essere affrontata localmente, con intelligenza e consapevolezza, con lo sguardo spalancato sull’orizzonte dell’umanità intera”. Poi ha rilevato come il tema dell’educazione sia “in fondo il leitmotiv, il comun denominatore delle diverse declinazioni appena accennate del patto: dimensione antropologica, comunicativa, culturale, economica, politica, generazionale, interreligiosa, pedagogica e sociale, tutte richiedono uno sforzo educativo importante e continuo. Tornare alla domanda di Giorgio La Pira, anche oggi, non è banale: «Quale l’ideale da presentare alle nostre popolazioni, e non solo alle generazioni mature, ma alle generazioni giovani, che hanno tanto peso in una città?».

Al termine di questo intervento è iniziato il dialogo tra i vescovi presenti.