Vita Chiesa

Meditare guardandosi i piedi

Siamo soliti parlare, nella Comunità dei credenti in Cristo, di «cammino di fede». Un cammino presuppone dei piedi che siano disposti ad andare dove la testa e il cuore, insieme, hanno deciso. La vita di fede non è un qualcosa di astratto che si compie con un volo nei cieli delle più alte contemplazioni e delle teorizzazioni più complesse, riservate a pochi adepti. Si tratta, piuttosto, di un qualcosa di estremamente concreto, orma del trascendente e della sua azione nella nostra vita.

Alcune volte, prima di dormire, guardo i miei piedi e mi chiedo: «Dove mi hanno portato oggi?». Questa domanda mi aiuta a intuire se mi trovo vicino a Gesù o se mi sto allontanando da Lui. Può esserci capitato, in qualche occasione, di considerare furba, magari invidiandola, una persona che riesce a svignarsela dai suoi impegni, forse senza che altri se ne accorgano. A volte questa persona siamo stati proprio noi. Ma chi è il vero furbo? Nel panorama della vita della comunità cristiana, maestri in furbizia sono coloro che, perdenti agli occhi del mondo, si accaparrano il tesoro, cioè l’amore gratuito, incondizionato, veramente perdente perché fuori da ogni calcolo, ma per questo davvero vincente. I furbi sono coloro che riescono a diventare un alter Christus per il fratello e per il mondo: senza troppi discorsi e senza azioni spettacolari, vivono l’amore che si dona. I loro piedi sanno correre ma, al momento opportuno, sono anche capaci di fermarsi. E di sostare nell’arte dell’amore. Spesso nessuno si accorge dei loro passi, perché restano felpati, silenziosi, quasi invisibili al mondo. Eppure sono loro che diffondono fra noi il profumo autentico di Cristo. Attraverso l’osservazione attenta dei miei piedi, posso sentire i campanelli di allarme di una vita di fede in crisi o posso comprendere, invece, che veramente sto camminando in Cristo.

Posso anche chiedermi: «Dove andavano i piedi di Gesù? In quali occasioni egli si fermava? Perché camminava o andava di corsa?». La Parola del Signore è «lampada ai miei passi, luce sul mio cammino» (Sal 118). Essa è come una luce che, seppure non elimina il buio attorno a noi, ci mostra dove mettere i piedi. Può, a volte, sembrarci infruttuosa, eppure «anche di notte il mio cuore mi istruisce» (Sal 15). Ovvero, chi si nutre della Parola, riuscirà a camminare. E ogni sera, guardando i suoi piedi, potrà esclamare: «Bravi! Vi siete sforzati di portarmi là dove Gesù mi aspettava. Vi siete fermati dove la mia presenza era opportuna». Senza accorgersi che quei piedi, in quel giorno, sono stati i piedi stessi di Gesù. Il vero furbo, però, questo non lo saprà mai.Suor Mirella Caterinadelle contemplative domenicane di Pratovecchio