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MEDIO ORIENTE, STRISCIA DI GAZA: HAMAS CHIEDE SERI NEGOZIATI, ISRAELE SI RITIRA NEL NORD

“Per mettere ordine nell’attuale crisi, è necessario che tutte le parti restaurino la calma ponendo mutuamente fine alle operazioni militari”: lo ha dichiarato il primo ministro palestinese Ismail Haniyeh, aggiungendo che è necessario tornare al cessate-il-fuoco (o ‘tahadiyeh’) rotto nelle ultime due settimane per poter dare vita a “seri negoziati”. La Radio nazionale israeliana, e successivamente le altre testate, ha dato ampio risalto alle parole di Haniyeh, sebbene il governo di Israele continui a considerare Hamas responsabile del rapimento del giovane caporale franco-israeliano Gilad Shalit, che secondo il primo ministro di Hamas “è trattato in modo umano come prescritto dalla religione musulmana”, oltre che del lancio di razzi al Qassam contro il territorio israeliano (tra i 15 e i 18 da giovedì scorso contro le città di Sderot e Ashkelon). Sul fronte israeliano, contestualmente alla nuova apertura di Hamas è avvenuto il ritiro dell’esercito di Tel Aviv dal settore di Beit Lahya e dalla zona industriale di Erez; le forze precedentemente dislocate in quelle due aree si trovano ora nel nord della Striscia di Gaza e “continuano a operare a ovest del passo di Karni e a est di Beit Hanoun”, ha spiegato un portavoce dell’esercito dello Stato ebraico. Sale infine il bilancio odierno delle vittime palestinesi: ai due morti di stamani se aggiungono altrettante vittime, per un totale di quattro persone uccise oggi. Secondo i calcoli dell’esercito israeliano, sarebbero ormai più di 40 i morti palestinesi negli 11 giorni di combattimenti e d’invasione della Striscia di Gaza successivi al rapimento di Shalit, avvenuto lo scorso 25 giugno. Se queste cifre fossero confermate, sarebbero almeno 5.172 le vittime complessive della Seconda Intifada dal settembre 2000, la maggior parte delle quali palestinesi. Misna