Si apre oggi a Sharm el Sheikh, nel sud del Sinai, la Conferenza internazionale in sostegno all’economia palestinese per la ricostruzione della Striscia di Gaza, co-presieduta da Egitto e Norvegia; rilevanti appaiono però le implicazioni politiche del vertice – come sottolinea l’agenzia Ansa dal Cairo – perchè il presidente egiziano Hosni Mubarak “con la convocazione della Conferenza spera di aver fatto un ennesimo passo per riavviare il processo di pace in Medio Oriente, bloccato ormai da tempo immemorabile”. All’incontro è prevista la partecipazione di rappresentanti di oltre 70 paesi (Italia inclusa) e di diverse organizzazioni internazionali e regionali tra cui Onu; Lega Araba; Organizzazione della Conferenza islamica; Banca Mondiale; Fondo monetario internazionale e Banca islamica per lo sviluppo. Si discuterà di ricostruzione e sostegno all’economia ha annunciato il ministro degli Esteri egiziano Ahmed Aboul Gheit confermando la partecipazione del Segretario Generale dell’Onu Ban ki-moon, del ministro degli Esteri americano Hillary Clinton, dell’alto rappresentante per la politica estera europea Javier Solana, del segretario generale della Lega Araba Amr Moussa e della commissaria per le relazioni esterne dell’Unione Europea (UE) Benita Ferrero Waldner. Washington e l’UE hanno già rispettivamente annunciato il versamento di circa 700 e 436 milioni di euro, ma si calcola che le effettive necessità per i primi interventi di ricostruzione oscillino intorno a due miliardi e mezzo di euro. Secondo il Fondo monetario internazionale, l’80% delle famiglie della Striscia di Gaza sono sotto la soglia di povertà e la disoccupazione ha superato il 40%. Ma quello che più urge è la riapertura dei valichi e la libera circolazione di merci e persone ha avvertito giorni fa il presidente del Comitato della Croce Rossa internazionale, Jakob Kellenberger ammonendo i partecipanti alla conferenza che un ritorno alla situazione precedente l’offensiva militare israeliana non farebbe che perpetuare il dramma di Gaza e che gli aiuti umanitari da soli non possono sostituire un processo di pace serio e audace.Misna