Per non vanificare i “progressi notevoli” compiuti dalla “road map”, è necessaria in Medio Oriente una “presenza amica” che “aiuti i due popoli a parlarsi, a guardarsi, a sedersi attorno ad un tavolo comune”. Lo ha detto mons. Jean Louis Tauran, segretario vaticano per i rapporti con gli Stati, nel corso della conferenza stampa di presentazione del volume “Words that matter” (Parole che contano), curato da mons. André Dupuy, che raccoglie gli interventi internazionali dei rappresentanti della Santa Sede dal 1970 al 2000. Mons. Tauran, interrogato dai giornalisti, ha definito la “road map” un “progresso notevole, dovuto all’impegno degli Stati Uniti” ma anche “frutto della collaborazione tra Usa, israeliani, palestinesi, Unione Europea, Russia e Giappone. La road map’- ha proseguito Tauran è un esempio di come la comunità internazionale, quando lavora in maniera unitaria, può ottenere dei risultati”. Poi il riferimento alla situazione attuale: “Mi auguro ha aggiunto che anche in questa fase venga assicurato l rispetto degli impegni. Non spetta alla Santa Sede proporre formule tecniche, ma occorre una forza, una presenza amica, di pace o di interposizione”, che permetta di concretizzare il “grosso passo avanti” della “road map”, in una terra in cui “bisogna pur sempre essere consapevoli che alla sera c’è il processo di pace, alla mattina un attentato e al pomeriggio la guerra”.Altro tema della conferenza stampa svoltasi oggi in Vaticano, la situazione dell’Iraq “postbellico”. “Salvaguardare un Iraq pluralista, fedele alla sua tradizione laica”: questo, secondo mons. Tauran, il compito più urgente a cui la comunità internazionale deve assolvere, a tre mesi dal conflitto. “In Iraq ha aggiunto l’esponente della Santa Sede è fondamentale che vengano garantiti i diritti umani, tra i quali assumere un posto particolare la libertà religiosa. A tre mesi dalla guerra, il problema più grande è il ritorno alla normalità, assicurando la sicurezza e la ripresa dei servizi pubblici, come acqua, elettricità, telefono ”. A proposito dell’atteggiamento generale della Santa Sede fin dall’inizio della crisi irachena, Tauran ha fatto notare che “la Chiesa non è rimasta silenziosa, anzi ha parlato forse troppo” di pace, con “una voce profetica che ha ricordato i grandi valori sociali a cui spirarsi, pur senza dare soluzioni tecniche”. “Dobbiamo far prevalere la forza della legge sulla legge della forza”, ha ribadito Tauran ricordando le sue parole durante la crisi irachena, e a proposito del ruolo della diplomazia vaticana nella situazione internazionale ha osservato:” Sarebbe molto grave mettere tra parentesi tutte le conquiste giuridiche degli ultimi cinquant’anni. Ritorneremmo al diritto della giungla. Oggi ci sono 35 grandi i piccoli conflitti nel mondo, di cui 17 in Africa: è un mondo molto precario, ma non abbiamo mai avuto un patrimonio giuridico così completo e raffinato. Basterebbe che gli Stati applicassero i testi sottoscritti in sede internazionale, per risolvere le contese in maniera pacifica”. Sir