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MEDIO ORIENTE, ISRAELE-LIBANO: UE CHIEDE TREGUA MA RESTANO DIVERGENZE ANCHE CON G8′
Tutte le parti coinvolte nei conflitti in Medio Oriente creino le condizioni per una sostenibile cessazione delle violenze: è la richiesta dei ministri degli Esteri dell’Unione Europea riuniti oggi a Bruxelles, contenuta in una bozza di conclusioni del Consiglio che sta cercando di trovare soluzioni diplomatiche per la fine dei combattimenti tra Israele e Hezbollah. Riconoscendo le preoccupazioni per la sicurezza di Israele e il suo diritto legittimo all’autodifesa, l’Ue invita Israele a non agire in maniera sproporzionata e con misure contrarie al diritto internazionale umanitario si legge ancora nella bozza del Consiglio che, dall’altro lato, invita i guerriglieri sciiti libanesi alla cessazione di tutti gli attacchi contro i villaggi e le città di Israele.
Stamani, mentre le incursioni aeree israeliane uccidevano almeno 23 persone in Libano e gli Hezbollah lanciavano nuovi razzi, i ministri degli Esteri europei ascoltavano Javier Solana, Alto rappresentante della Politica estera e di sicurezza comune dell’Ue, di ritorno dal Libano dove si era recato ieri in missione.
Il primo compito è trovare un cessate il fuoco ha detto un portavoce di Solana, ma i capi della diplomazia europei faticano a trovare una posizione comune, come pure gli stati membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu che si riuniscono oggi a New York e i cosiddetti Otto grandi’ a San Pietroburgo, in Russia, per la conclusione del G8′.
Intanto il conflitto israelo-palestinese ha soppiantato qualsiasi altra crisi internazionale nell’agenda del G8′ di San Pietroburgo: In Iraq, ad esempio scrive Giampiero Gramaglia dell’Ansa ogni giorno la violenza settaria, che è la formula escogitata per non rischiare di dire che c’è una guerra civile, fa più morti di quanti non ne facciano attacchi Hezbollah e raid israeliani insieme. Ma nessuno, qui a San Pietroburgo, ne parla. Emergono invece le prime divisioni sulla dichiarazione dei capi di stato e di governo diffusa ieri relativa alle crisi mediorientale: secondo il ministro degli Esteri del Lussemburgo Jean Asselborn non va abbastanza lontano per molte persone, mentre il suo omologo tedesco Bernard Bot la giudica ben bilanciata. Secondo Ahmed Aboul Gheit, capo della diplomazia egiziana, il documento mancherebbe di fermezza.