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MEDIO ORIENTE, DA HAMAS E AL-FATAH IMPEGNO COMUNE CONTRO VIOLENZA ARMATA

Dopo le violenze, che negli ultimi due giorni hanno provocato tre vittime e una dozzina di feriti nella Striscia di Gaza, un accordo per porre fine alle aggressioni armate è stato annunciato nella notte dal primo ministro Ismail Haniyeh al termine di un incontro con il presidente palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen). Leggendo un comunicato congiunto, un dirigente di al-Fatah, Ahmed Hilles, ha detto che d’ora in avanti “qualsiasi ricorso alle armi sarà considerato fuori legge”. “Daremo istruzioni chiare ai militari per mettere fine agli scontri”, ha aggiunto Haniyeh, in quello che appare il primo significativo atto di collaborazione tra il governo di Hamas, uscito vincitore dalle urne alle legislative di gennaio, e il partito di al-Fatah del presidente Abu Mazen. I due schieramenti hanno invitato i rispettivi sostenitori a porre fine agli scambi di “accuse reciproche all’interno delle moschee, sui mass-media e via internet”. Il dialogo – ha affermato Haniyeh – “è il solo metodo per superare le differenze”.

Dalla Siria, intanto, un “appello urgente” alla calma è stato lanciato anche dal leader di Hamas in esilio, Khaled Mashaal, e da quello dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp, principale fazione di al-Fatah), Farouk Kaddoumi.

Sul fronte degli aiuti all’Autorità nazionale palestinese, dopo il blocco dell’assistenza imposto da Stati Uniti e Europa, ieri il cosiddetto Quartetto – Onu, Ue, Russia e Usa – ha affidato a Bruxelles l’incarico di creare un meccanismo temporaneo per garantire gli aiuti ai palestinesi e pagare gli stipendi di oltre 160.000 dipendenti pubblici. Il taglio dei finanziamenti ai palestinesi è stato deciso dopo la vittoria elettorale e la formazione del governo da parte di Hamas, malgrado tutti gli osservatori internazionali abbiano certificato la correttezza del voto. Misna