Vita Chiesa
Medio Oriente, cardinale Parolin: «Impegnarsi per una pace permanente»
«Oggi la situazione è nuovamente tesa e desta grande preoccupazione». «La Santa Sede – aggiunge – considera Gerusalemme unica e sacra per gli ebrei, i cristiani e i musulmani e già da tempo ha dato i suoi criteri e indicato le condizioni». «Cioè – spiega – che Gerusalemme sia riconosciuta come luogo di cittadinanza per tutti i credenti, sia ‘città aperta’ nel senso di riconoscere la libertà religiosa e i diritti di tutti e che questi siano rispettati». Per il segretario di Stato, «se aumenta la tensione diventa necessario evitare l’escalation del conflitto. Il problema è sempre uno al fondo: ci vuole la volontà politica». «In campo internazionale – precisa – possiamo parlare di tante soluzioni possibili e avviabili, ci sono, c’è la possibilità di rispondere con proposte concrete che possono essere davvero risolutrici, ma purtroppo sembra mancare la volontà di ciascuno nel mettere da parte qualcosa del suo, nella formula del compromesso». Secondo Parolin, rimane «senz’altro tutt’ora valida» la proposta di uno statuto per salvaguardare il carattere storico e religioso di Gerusalemme e il libero accesso per tutti ai Luoghi Santi. «Le manifestazioni di violenza che abbiamo visto stanno a dire che il problema deve essere risolto a livello internazionale».
Secondo Parolin, «Non c’è alcun fallimento» del tentativo della Santa Sede di facilitare il dialogo in Venezuela. «La diplomazia della Santa Sede – spiega – è una diplomazia di pace. Non ha interessi di potere né politico, né economico, né ideologico. Il Papa – prosegue Parolin – ha ricordato che quando ci troviamo di fronte a una situazione di crisi bisogna sempre considerare come opera la Santa Sede: è per una diplomazia pro attiva e non soltanto reattiva, quindi noi cerchiamo di portare sempre il nostro contributo». Secondo il segretario di Stato, «se a volte questo non riesce l’importante è darsi da fare». Per questo «non parlerei di fallimento». «Nel caso del Venezuela – osserva – ci possono essere opinioni diverse ma l’importante è tentare di dare risposte attuabili in base alla situazione, soprattutto nel tenere in conto le condizioni reali della popolazione e del bene comune che deve venire prima di tutto». Parolin parla anche della situazione in Colombia, che «è una speranza e speriamo che questo trend positivo, pur con tutte le debolezze e le difficoltà che ci sono, possa essere rafforzato con la visita di Papa Francesco». «Il Papa – aggiunge – vuole andare in Colombia certamente per un motivo principe: promuovere la riconciliazione». Al Paese sudamericano «serve una riconciliazione profonda al suo interno in modo tale da intraprendere su basi solide il cammino della pace”. E poiché “ci sono divisioni politiche, anche politicamente questo viaggio è un segno forte».