Il Medio Oriente è la grande speranza e la grande preoccupazione di Benedetto XVI e della Chiesa. È quanto afferma il card. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, in un’intervista al settimanale della diocesi di Trento (Vita Trentina). Il Medio Oriente, spiega il card. Sandri, è la grande speranza perché la frequentazione ecumenica e quella con le altre religioni in atto da lunga data possono offrire esperienze ed orientamenti per il dialogo che ovunque dobbiamo realizzare. La sfida che abbiamo di fronte oggi è quella dell’incontro tra culture e religioni. Però, aggiunge il cardinale, il Medio Oriente è anche la grande preoccupazione di tutti. Vediamo quanto difficile sia l’intesa. E come la violenza perduri nonostante innumerevoli tentativi di pace. I cristiani in Medio Oriente rischiano di scomparire, mentre meritano di rimanere là dove sono da sempre e dove hanno dato prova di attaccamento alla loro fede ma anche alla loro cultura e alla loro patria. La speranza può venire solo dalla pace. E la comunità internazionale non deve mai cessare di perseguirla. Preghiera e solidarietà. Queste le due richieste che il card. Leonardo Sandri fa ai cristiani d’Occidente per venire incontro ai loro fratelli che stanno fuggendo dalla terra nella quale sono nati. Ai cristiani d’Occidente dice il card. Sandri si chiede di condividere con la preghiera e la solidarietà anche materiale le necessità concrete, che sono ingenti. Nello stesso tempo, si attende che essi sensibilizzino e coinvolgano i responsabili civili nel rispetto reale delle libertà fondamentali della persona, e tra queste quella religiosa, in spirito di autentica reciprocità. Ci è chiesta più convinzione nel prendere coscienza della dura condizione che, come minoranze, affrontano le comunità cristiane. Come prefetto, racconta il cardinale, ho visitato recentemente Israele, Palestina e Giordania, e ho incontrato i patriarchi e i vescovi dell’area, soprattutto i pastori del Libano e dell’Iraq. L’Occidente stanco o indifferente, è purtroppo indebitamente insensibile e forse ingrato verso la fede cristiana. Si moltiplicano i discorsi di libertà e poi non ci si rende conto dei condizionamenti personali e comunitari in cui vivono uomini e donne ammirevoli per la loro fedeltà religiosa e non ci si appassiona, come si dovrebbe, alle loro sorti.Sir