Italia

Medicina, rivoluzione copernicana

di Andrea Bernardini

Hai qualche chilo di troppo e fai poco moto, fumi, sei iperteso o hai il diabete? In tutti gli studi medici in cui metterai piede, ti diranno che se non cambierai stile di vita ed abitudini alimentari, un giorno il tuo cuore potrebbe fermarsi. Pochi invece ti diranno che l’infarto può verificarsi anche nelle persone magre, atletiche, capaci di seguire alla lettera una dieta equilibrata.

I dati clinici sentenziano: se è vero che è piuttosto elevata la probabilità che uomini e donne a rischio diventino – di qui a vent’anni – cardiopatici, è anche vero che molti degli infartuati conducevano, fino all’attacco cardiaco, una vita «sana» e apparivano in buona salute.

La medicina di Ippocrate, su cui per secoli i medici hanno prestato giuramento, e che si basava su segni e sintomi di malattia, sta per lasciare il posto ad una nuova medicina. Test genetici ed esami su nuovi markers biologici sono oggi in grado di individuare nel paziente sano la possibilità che una malattia, un giorno, possa manifestarsi.

È la «medicina predittiva», su cui tanta ricerca si sta facendo anche nel nostro Paese. Ne parleranno almeno cinquecento medici, provenienti da tutta Italia e da tutte le branche della medicina, convocati dalla Società Medica Interdisciplinare Promed Galileo – venerdì 13 e sabato 14 novembre al My one hotel Galilei, a Pisa in via Darsena.

Luca Puccetti, 52 anni, pisano, medico di famiglia e reumatologo è presidente della Società Medica Interdisciplinare Promed Galileo (raduna più di mille soci in tutta Italia): «Quella predittiva è la nuova frontiera della medicina. Su di essa vengono riposte molte speranze, ma si prospettano anche numerosi problemi etici e di sostenibilità».

Quali?

«Uno su tutti: un paziente predisposto a contrarre, di qui a trent’anni, una data malattia , è anche interessato a sentirselo dire già fin da ora? Perché annunciargli la malattia che (forse) gli verrà, significa “costringerlo” ad uno stile di vita diverso da quello fino a ieri adottato, significa incoraggiarlo a prepararsi psicologicamente ad un evento grave, che magari non c’è modo di evitare con i provvedimenti preventivi o terapeutici oggi disponibili. Sollecitazioni psicologiche che non tutti sono disposti ad accettare e che potrebbero, paradossalmente, produrre altre malattie».

Eppure si predice tutto: persino i giorni e il mese in cui staremo a letto con la febbre suina.

«È vero. La prevenzione spesso è utile, ma non sempre. A volte non conduce a reali vantaggi per il paziente, provocando aumento dei costi, preoccupazioni inutili e dannose. Talora viene il sospetto che tanta informazione preventiva serva soprattutto a chi produce beni e servizi sanitari».

Quali sono i limiti della medicina predittiva?

«La medicina predittiva – e non solo quella – si basa essenzialmente su studi statistici comparativi. Ma la statistica non è esaustiva: le variabili per cui un bambino, un uomo, una donna, un anziano possono contrarre una malattia sono infinite, molte di più rispetto ai fattori di rischio conosciuti fino ad oggi».

Dunque, viva la ricerca…

«Evviva la ricerca, necessaria alla prevenzione, alla diagnosi, ma anche alla cura. Evviva la ricerca anche della condivisione di obiettivi scientifici sostenibili e di percorsi assistenziali integrati tra territorio ed ospedale, specie se medici di diverse specializzazioni e con differenti ruoli assistenziali lavorano gomito a gomito, pensando al bene del malato: la multidisciplinarietà è fondamentale alla crescita della medicina e quindi dell’assistenza. Evviva la ricerca, tenendo conto, però, che ogni paziente fa storia a sé. Questa, del resto, è la direzione verso cui stiamo andando. Non molto tempo fa i medici riconoscevano un solo tipo di tumore al seno, ed unico era il modo con cui trattarlo; oggi sono contemplate molte tipologie di tumori al seno e diverse sono anche le strategie per affrontarli. Diagnosi e cura vanno sempre più personalizzate».

Ma una medicina «ad personam» non ha costi troppo alti per il servizio sanitario?

«Forse sì. Anche di questo parleremo durante il congresso».

Ricchissimo il programma del congresso: nelle cinque sale del My one hotel Galilei medici del territorio e specialisti si confronteranno su demenze, emofilia, cardiopatie, cancro, diabete mellito, obesità, reumatismi, rachialgia, lesioni da pressione, ma anche su stile di vita dei giovani e kit antidroga. Riunite le eccellenze di Università di Pisa, Azienda ospedaliera, Cnr, Scuola superiore Sant’Anna, ma anche della Fondazione Monasterio e del Fatebenefratelli di Roma.

Partner scientifici dell’iniziativa diverse società scientifiche: Sit, Wonca Italia Network, EMA, CSeRMeg, Sip, Assimefac. Preziosa la collaborazione della Società della Salute dell’area Pisana nell’organizzare questo congresso.