Vita Chiesa

Medici con l’Africa Cuamm: card. Betori, «la periferia è il luogo migliore per vedere il mondo»

Il card. Betori ha ricordato come Firenze abbia «una storia importante attorno alle periferie»: «E’ qui – ha spiegato – che nacque nel 1244 la prima Confraternita della Misericordia, fondata da Pietro Martire, che pensò di combattere l’eresia non con le parole, ma con la vita. Dando un segno di attenzione verso i poveri che erano i malati e i morti che bisognava raccogliere per le strade. Ed è sempre qui che sorse nel 1288, l’ospedale di Santa Maria Nuova, definito da Lutero come il migliore d’Europa, e l’Istituto degli Innocenti che quest’anno compie 600 anni».

Tra le tante opere citate dall’arcivescovo, come diocesi «la Fondazione solidarietà Caritas che raccoglie l’appello della Caritas per intervenire al servizio dei più poveri, degli uomini e delle donne senza dimora, di accogliere i minori, i malati, le persone sieropositive e i richiedenti asilo. E l’Opera Madonnina del Grappa di don Giulio Facibeni, di cui ha espresso l’augurio che «possa essere presto riconosciuto per le sue virtù eroiche al servizio degli orfani». Infine, ha concluso il card. Betori, «abbiamo anche un centro missionario che invia medicinali in 50 Paesi del mondo, tra cui l’Africa, rifornendo oltre 130 presidi sanitari».

«La Pira diceva che l’Europa e l’Africa sono in qualche modo un unico continente. Ecco credo che sia giunto il momento di smettere di considerare gli abitanti che stanno sull’altra riva i nostri rivali, i nostri nemici. In italiano la parola rivale significa infatti proprio abitante dell’altra riva. Un fratello, un vicino, che io devo sostenere proprio come ogni giorno ci insegna il Cuamm». Così il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza episcopale italiana, durante l’annuale meeting di Medici con l’Africa Cuamm in corso a Firenze. Il card. Bassetti, nel ricordare l’impegno della Cei con oltre mille progetti nei Paesi del terzo mondo, ha precisato che negli ultimi dieci anni la Chiesa italiana ha rivolto un’attenzione particolare verso la sensibilizzazione e la formazione dei giovani affinché camminino sempre più «sulla vita buona che viene dal Vangelo», e siano in grado di «aprire i loro cuori» mettendosi in gioco anche al di fuori degli oratori. «Abbiamo tantissimi ragazzi bravi per gli impegni parrocchiali, ma c’è troppa aria di casa. Non si ha il coraggio di affrontare fino in fondo le situazioni più drammatiche dell’umanità», ha commentato. «Per questo nella nostra diocesi di Perugia-Città della Pieve – ha concluso – cerchiamo di stimolarli ad uscire, facendo delle esperienze dirette come a fianco dei detenuti di un carcere del Malawi, il Paese con cui siamo gemellati da 40 anni, costruito per 600 persone ma che in realtà ne accoglie 2mila».

«È vero che l’Africa ha problemi, ci sono drammi e ingiustizie da combattere. Però ci sono Paesi, istituzioni, che hanno voglia di crescere, di trovare la propria dignità e autonomia. Ed è questo che dobbiamo raccontare». Ad affermarlo è don Dante Carraro, direttore Medici con l’Africa Cuamm, a margine dell’annuale meeting dell’organizzazione, la più grande in Italia, per la promozione e tutela della salute della popolazione africana. Nata nel 1950, oggi è impegnata in 8 Paesi dell’Africa sub-Sahariana con oltre 2.200 operatori sia europei che africani e appoggia 24 ospedali, 64 distretti, 3 scuole per infermieri e un’università in Mozambico. «Il protagonismo del popolo – ha proseguito – passa da un investimento sulla formazione del personale locale. Noi lavoriamo nell’ambito sanitario. Per noi è vitale il training. Ci sono Paesi che hanno numeri drammatici. Il sud del Sudan, ad esempio, ha una sola ostetrica ogni 20 mila mamme che partoriscono. La Repubblica Centrafricana, uscita da una guerra civile 4 anni fa, ha 2 pediatri in tutto il Paese. Altre realtà, come il Kenya, stanno invece meglio». «Il nostro impegno – ha ribadito – è dunque quello di far crescere il personale sanitario nelle aree in cui operiamo. È così che l’Africa diventa protagonista del proprio futuro».

«Il Cuamm rappresenta il modello di aiuto che non si limita a rispondere alle emergenze ma promuove uno sviluppo a lungo termine. È questa la direzione intrapresa anche dall’Italia». Così Emanuela Del Re, vice ministro per gli affari esteri e la cooperazione internazionale, durante l’annuale meeting di Medici con l’Africa Cuamm a Firenze. Nel ricordare l’impegno del nostro Paese per l’Africa come nel caso del Mozambico a cui sono stati destinati 24 milioni in progetti di cooperazione, Del Re ha aggiunto: «Bisogna creare un sistema coinvolgendo tanti attori, per costruire insieme l’Africa del futuro dove ogni persona conta». Collaborazione di cui ha parlato anche Paolo Gentiloni, commissario europeo agli affari economici, che ha annunciato che «l’Europa investirà 40 miliardi in più nei prossimi sette anni per l’Africa». Aiuti pubblici che non sono sufficienti, ha commentato, «perché serve lavorare di più con l’Africa». «Dobbiamo fare un passo avanti nella qualità perché la crescita non basta e ne va anche della nostra sicurezza oltre che del benessere della popolazione africana». «La partnership con l’Ue – ha concluso – resta però l’unica che può migliorare lo sviluppo dell’Africa».