Vita Chiesa

Media Vaticani: mons. Viganò, «si procede verso un’integrazione e gestione unitaria»

«La nostra sfida – ha spiegato Viganò – è proprio quella di ‘fare assieme’, un programma in cui ognuno abbia il proprio ruolo, apporti la propria competenza e prenda dagli altri, creando un tessuto dinamico e coeso per poter rispondere al ‘ripensamento del sistema comunicativo’». Il prefetto del Dicastero ha indicato alcuni elementi chiave della riforma: «Il personale non si può licenziare; non ci possono essere nuove assunzioni (questo implica quindi che il personale esistente venga valorizzato, rinvigorito, con una strategia di formazione, redistribuzione e con dinamiche lavorative che creino nuove sinergie per i nuovi risultati); l’accorpamento istituzionale deve produrre un sistema comunicativo nuovo che risponda a quello attuale». Quello che si vuole fare, ha aggiunto Viganò, non è creare «una nuova testata giornalistica internazionale concorrente con le altre, ma un sistema comunicativo, per meglio adempiere alla missione della Chiesa». Per realizzare ciò, «abbiamo disegnato e cerchiamo di portare avanti, secondo i più rigorosi studi di new management, un nuovo flusso di comunicazione interna, basato su uno schema di organizzazione che rispetta lo schema canonico della Chiesa e rispecchia il rinnovamento sinodale che Papa Francesco desidera rafforzare nella Chiesa universale». Anche perché, ha concluso, «sono convinto che per arrivare ad avere un nuovo sistema comunicativo, ripensato per rispondere meglio alle esigenze della missione della Chiesa, sia necessario un mutamento dei processi comunicativi interni, che producano un vero e profondo cambiamento istituzionale. Solo questa trasformazione istituzionale, risultante non solo dall’accorpamento delle istituzioni ma da una diversa concezione del servizio comunicativo, potrà veramente offrire un servizio di comunicazione nuovo, per la missione della Chiesa nella cultura contemporanea».

«La comunicazione si presenta come un argomento centrale del ‘fare insieme’, perché configura una relazione e, quindi, una società, con caratteristiche che le sono proprie e che vanno interpretate con la propria chiave», ha poi ricordato  monsignor Viganò che si è soffermato, in modo particolare, sull’influenza esercitata dal cambiamento dei processi comunicativi nelle istituzioni, alla luce della «comunicazione in rete». «Tutte le istituzioni (famiglia, scuola, Chiesa, ecc.) – ha osservato il prefetto – vengono sfidate a un cambiamento». Infatti, «il mondo-rete ha reso fluida la comunicazione a ogni livello e ha accelerato il cambiamento nei rapporti tra le persone, moltiplicando le possibilità di partecipazione, interattività e condivisione. Ha aumentato la trasparenza e la vigilanza cittadina sui processi pubblici, trasformando anche il modo di usufruire dell’informazione e di creare nuove conoscenze». Per questo, ha aggiunto, «non c’è da stupirsi che molte aziende o istituzioni siano state travolte dall’onda espansiva della comunicazione digitale. Le aziende che fanno fatica a trasformare i loro sistemi comunicativi interni ed esterni rallentano la loro crescita e rischiano di rimanere velocemente inoperative, ai margini dei nuovi spazi di dialogo e costruzione collettiva della società». Insomma, ha concluso, «la comunicazione in rete si pone come un elemento importante dell’organizzazione del lavoro e del modo di raggiungere gli obiettivi».