Italia

Mattarella: rapimento Moro punto emblematico dell’attacco allo Stato

Si è tenuta questa mattina a Roma in via Caetani, lì dove venne ritrovato il corpo, la cerimonia per il 40esimo anniversario della morte di Aldo Moro. Sul muro dove è stata realizzata la targa commemorativa, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha deposto una corona di fiori.

Alla cerimonia erano presenti il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, i presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati, il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, il sindaco di Roma, Virginia Raggi, il prefetto della Capitale, Paola Basilone, il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, e un gruppo di parlamentari del Pd guidati dal segretario reggente Maurizio Martina.

Altre tre corone sono state poste dal Pd, dall’associazione I Popolari e dalla fondazione Eyu, alla presenza dei gonfaloni di Regione Lazio, che ha lasciato dei fiori, Roma Capitale e Città metropolitana di Roma Capitale.

«Il nostro Paese è stato insanguinato, dalla fine degli anni Sessanta, da aggressioni terroristiche di differente matrice, da strategie eversive messe in atto, talvolta, con la complicità di soggetti che tradivano il loro ruolo di appartenenti ad apparati dello Stato, da una violenza politica che traeva spinta da degenerazioni ideologiche, persino da contiguità e intrecci tra organizzazioni criminali e bande armate». Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante la cerimonia al Quirinale nel Giorno della Memoria dedicato alle vittime del terrorismo. «Tante, troppe persone- aggiunge- sono state assassinate barbaramente e vilmente. Tanti nostri concittadini sono stati colpiti, feriti, hanno portato e portano ancora i segni di quella insensata brutalità. Donne e uomini delle forze dell’ordine, professori, studenti, magistrati, giornalisti, uomini politici, dirigenti d’azienda, commercianti, operai, sindacalisti, militari, amministratori pubblici. Sono divenuti bersaglio perché individuati come simboli, oppure perché l’odio ha preso la forma del desiderio di annientamento, del messaggio trasversale di morte. La logica criminale – e non poteva essere altrimenti – alla fine si è impossessata anche del più ideologico dei gruppi terroristici». Mattarella conclude: «Non dimenticare significa anche fare i conti con questa storia che ha attraversato la vita della Repubblica e ha messo a dura prova quella costruzione democratica, che il popolo italiano è riuscito a erigere dopo la Liberazione e che la Costituzione ha reso un patrimonio di valori, non soltanto di norme giuridiche».

«Il rapimento di Moro, lo spietato sterminio degli uomini che lo scortavano, il sequestro, a cui è stato sottoposto per cinquantaquattro giorni, – ha detto il Capo dello Stato – rappresentano indubbiamente il punto più emblematico di quell’attacco allo Stato che mirava a travolgere l’ordine costituzionale».

Più ingenerale, riferendosi a tutti gli episodi di terrorismo, il Capo dello Stato ha rimarcato come  «Diversi affluenti hanno riempito l’invaso di odio e di violenza. Oggi possiamo dire – e non soltanto per l’insopportabile sequela di vite spezzate – che si è trattato di progetti eversivi, finalizzati a destabilizzare le istituzioni e a disarticolare la nostra convivenza. La violenza, l’omicidio, l’assalto alla democrazia e alla legalità sono il contrario di ciò che persegue fini liberatori: sono sempre moltiplicatori di intolleranza, di sopraffazione, di crudeltà».

«Velleità rivoluzionarie della sinistra estrema, manifestate dal brigatismo rosso, trame reazionarie e rigurgiti neo-fascisti, criminali strategie della tensione- ha sottolineato Mattarella -, hanno avvelenato anni della vita della Repubblica. Ma possiamo convenire su un giudizio storico: la nostra democrazia, aggredita e ferita, è riuscita a prevalere per la forza del suo radicamento nella coscienza del popolo italiano. Cercare la verità è sempre un obiettivo primario della democrazia. La verità è inseparabile dalla libertà. Tante verità sono state ricostruite e conquistate, grazie anche all’impegno e al sacrificio di servitori dello Stato, mentre altre non sono ancora del tutto chiarite, o sono rimaste oscure. Non rinunceremo a cercarle con gli strumenti della legge, e con un impegno che deve essere corale. Questa ricerca deve accompagnarsi alla riflessione e al confronto sulle radici sociali, ideologiche del terrorismo. All’opposto dei regimi autoritari, la democrazia ha sempre bisogno di sapere, di coinvolgere, di scavare nella realtà, di portare alla luce e non di occultare. Tanta strada si è fatta. Nelle attività di indagini, nei processi giudiziari, nel lavoro giornalistico e pubblicistico, nell’approfondimento storico e culturale. In questa giornata, è giusto sottolineare che il percorso va proseguito insieme».

«Non pochi di coloro che hanno seminato morte e violenza hanno finito di scontare la loro pena, e dunque hanno avuto la possibilità di reinserirsi nella società – ha osservato Mattarella -. Le responsabilità morali e storiche tuttavia non si cancellano insieme a quelle penali, e ciò impone un senso di misura, di ritegno, che mai come a questo riguardo appare indispensabile. Ci sono stati casi, purtroppo, in cui questa misura è stata superata, con dichiarazioni irrispettose e, talvolta, arroganti, che feriscono e che, insidiosamente, tentano di ribaltare il senso degli eventi, a fornire alibi di fronte alla storia. Questo non può essere consentito»

«I familiari delle vittime- ha detto ancora il capo dello Stato – hanno dato un grande contributo per avviare la nostra società a una ricostruzione che svelasse le responsabilità, le possibili connessioni con interessi esterni al nostro Paese, le complicità, i disegni e gli obiettivi criminali. La sofferenza dei familiari è stata tradotta, nelle Associazioni a cui hanno dato vita, nell’impegno civile che ha aiutato la crescita di una consapevolezza collettiva. Quando la verità è riuscita a emergere, e si è accompagnata, da parte di alcuni terroristi, al riconoscimento delle proprie colpe e alla presa d’atto della mancanza di qualunque giustificazione della loro folle strategia, talvolta si sono anche aperti canali di dialogo personali, e spazi nei quali le coscienze si sono interrogate sul senso della riconciliazione. Sono spazi che la dimensione pubblica non può varcare: si può soltanto rispettare una così grande umanità, che ha fatto seguito a una così crudele disumanità».