Lettere in redazione

Matrimonio e unioni omosessuali

Caro direttore, leggo tutte le settimane il vostro giornale: mi piace essere aggiornata sugli avvenimenti che ci sono in diocesi, ed inoltre spesso ci colgo delle riflessioni molto interessanti. Ho letto con attenzione l’articolo di Marco Doldi sulle affermazioni di Obama a proposito delle coppie gay e vorrei se mi permette fare alcune osservazioni. Bisogna fare una differenziazione tra matrimonio religioso (due persone unite da un sacramento) e matrimonio civile. Mi chiedo perchè l’autore dell’articolo non faccia questa differenziazione. Mi concentro sul matrimonio civile, un patto tra due persone consapevoli, che in nome di un sentimento si prendono reciprocamente dei diritti e dei doveri di fronte allo stato. E mi chiedo: due persone dello stesso sesso che decidono di vivere una vita insieme, perchè non possono avere questi stessi diritti e doveri di fronte allo stato? Perchè devono vivere senza tutele e senza essere riconosciute come famiglia?

La vita di due omosessuali che desiderano vivere una vita normale, in Italia è carica di ostacoli. Si possono appellare unicamente al diritto privato: fare testamento per ricevere un’eredità, appellarsi al buon senso degli infermieri per assistere il compagno malato, sperare di avere buoni rapporti con la famiglia per poter contare qualcosa in caso di decisioni importanti da prendere in vece dell’altro… E ancora ed ancora… Perchè due persone che sono legate da amore e che sono vissute insieme per tanti anni non hanno diritto ad esempio ad una pensione di reversibilità? O ad ereditare automaticamente i beni dell’altro? Le assicuro, caro direttore, che i casi sono davvero tanti e che forse chi queste tutele ce le ha neppure ci fa caso. In questo momento in Italia non importa se si chiamerà matrimonio, unione civile o qualunque altro nome: l’importante è che vengano riconosciuti i giusti diritti a chi non ce l’ha. Mi piacerebbe potesse pubblicare questa lettera. Reputo il vostro un giornale serio, aperto al dibattito e al confronto. Sono certa che è un argomento che interessa a moltissimi vostri lettori.

AnnalisaPontassieve

Come chiedi tu, cara Annalisa, mettiamo pure da parte il matrimonio sacramentale e il fatto che per noi credenti il matrimonio è uno solo: quello tra uomo e donna in quanto naturalmente complementari. Ma se anche guardiamo al solo matrimonio civile, è chiaro che, al di là del sacramento, non possa che riguardare ugualmente un uomo e una donna. Diversamente non è matrimonio. Basta rileggere la Costituzione italiana che parla di «famiglia come società naturale fondata sul matrimonio». Per non discriminare nessuno è sufficiente il diritto dei singoli individui.

Le unioni tra persone omosessuali non possono essere omologate né alla famiglia fondata sul matrimonio né ad altre forme di convivenza comunque degne di attenzione, come le coppie eterosessuali non sposate che dimostrano stabilità di rapporti e magari hanno anche dei figli. Per le persone omosessuali restano fermi i diritti-doveri inalienabili e costituzionali di ogni persona e il rispetto dovuto a situazioni a volte anche non facili.

Perché allora si vuole a tutti i costi modificare il matrimonio o crearne anche uno di serie B? A che serve tutto questo se non a minare la famiglia, che già subisce scarsa considerazione? Invece, proprio in un momento di crisi come questo, ancora più che in altri, la famiglia avrebbe bisogno di considerazione e sostegno. Tutti ne trarrebbero vantaggio, anche coloro che la vogliono affossare.

Andrea Fagioli