Italia
Matrimoni in calo, come le cause di nullità
di Graziella Teta
Negli ultimi quattro anni si registra un calo delle richieste di riconoscimento di nullità dei matrimoni religiosi in Toscana: una media di circa 150 nuove cause introdotte ogni anno dal 2008 al 2011, contro le 223 del 2002. Nel corso dell’ultimo decennio, il 2011 è stato l’anno che ha toccato il «minimo storico» con 140 nuove cause di prima istanza di giudizio, ossia provenienti dalle arcidiocesi e diocesi regionali, in prevalenza da Firenze (37), Pisa (20), Lucca (13) e Prato (11). I dati emergono dal «Dies Annualis 2012», tradizionale incontro di presentazione delle attività del Tribunale Ecclesiastico Regionale Etrusco, che è anche foro competente di seconda istanza delle cause provenienti dai Tribunali Ecclesiastici Regionali delle Marche e dell’Umbria. L’incontro, che si è tenuto lo scorso 7 maggio all’Istituto delle Suore Carmelitane di Santa Teresa di Firenze, è stato aperto dal saluto del Moderatore del Tribunale Ecclesiastico, l’Arcivescovo di Firenze Cardinale Giuseppe Betori. È seguita la dettagliata relazione del Vicario giudiziale mons. Gino Biagini sulle attività e i dati 2011. Di particolare interesse specialistico il successivo intervento di Padre Janusz Kowal s.j., decano della Facoltà di diritto canonico della Pontificia Università Gregoriana di Roma, sul tema: «Vecchi e nuovi motivi di nullità del matrimonio canonico».
Abbiamo chiesto a mons. Biagini come interpreta la flessione delle nuove cause di nullità in Toscana, registrata negli ultimi anni. Spiega: «La tendenza è interpretabile allargando la considerazione ad altri dati significativi, come quelli riguardanti il numero dei matrimoni celebrati: in calo ovunque in Italia e in particolare nella nostra regione». Infatti, i più recenti dati Istat, riportati anche nella pubblicazione annuale del Tribunale Ecclesiastico diffusa in occasione del «Dies Annualis», indicano che i matrimoni celebrati in Italia sono stati 230.613 nel 2009 e poco più di 217 mila nel 2010, pari a 3,6 matrimoni ogni 1.000 abitanti. Nel 2008 erano stati 246.613, pari a 4,1 ogni mille abitanti: in sintesi, negli ultimi tre anni si sono registrati quasi 30 mila matrimoni in meno. La tendenza alla riduzione delle nozze è in atto dal 1972, ma nel biennio 2009-2010 il calo è stato particolarmente accentuato: la flessione media annua ha raggiunto il 6%, un valore molto al di sopra del -1,2% registrato, in media, negli ultimi 20 anni. La diminuzione delle nozze nel biennio 2009-2010 ha interessato tutte le aree del Paese. Tra le grandi regioni, quelle in cui il calo è stato più marcato sono Lazio (9,4%), Lombardia (8%), Toscana (6,7).
Scorrendo la pubblicazione del foro ecclesiastico fiorentino emerge, inoltre, che nel corso del 2011 sono state concluse 140 cause. «Di queste illustra il Vicario giudiziale 117 con sentenza affermativa, 13 negativa (le altre ritirate o archiviate). Significa che l’84% delle cause si conclude con il riconoscimento della nullità del matrimonio». Quali sono i «capi di nullità» prevalenti, sia invocati nelle nuove cause introdotte al giudizio del foro ecclesiastico, sia accertati nelle cause giudicate? «In entrambi i casi rileva mons. Biagini il primo capo di nullità ricorrente è l’esclusione della prole. Seguono, in ordine decrescente, l’esclusione della indissolubilità del vincolo matrimoniale, l’incapacità per grave difetto di discrezione di giudizio e quella riguardante l’assunzione degli oneri matrimoniali. Meno incidenti gli altri capi ricorrenti, quali: esclusione della fedeltà, errore, dolo, simulazione totale, mancanza di sufficiente uso della ragione, esclusione della sacramentalità del vincolo matrimoniale, condizione, violenza e timore, esclusione del bene dei coniugi, impotenza».
La riflessione che si trae dai dati, sottolinea il Vicario giudiziale, attiene «agli aspetti fondanti dell’unione matrimoniale che oggi appaiono più in crisi, negando la prospettiva di una solida comunione di vita coniugale: ossia, la chiusura alla vita che svilisce il fine naturale del matrimonio (che è la generazione ed educazione della prole), e il venir meno del valore morale di un impegno preso per sempre, ovvero la durata, la perpetuità del vincolo nuziale, sostenuta e nobilitata dalla grazia sacramentale». In proposito, i dati parlano chiaro: incrociando il numero dei matrimoni (di cui è chiesta la dichiarazione di nullità nelle cause di primo grado introdotte negli ultimi due anni, 2010 e 2011) e l’anno di celebrazione degli stessi, emerge che la durata media della gran parte delle unioni in crisi è tra 10 e 15 anni. Commenta in conclusione mons. Biagini: «È evidente la necessità di un sempre maggiore impegno e sollecitudine pastorale delle chiese particolari della Toscana per un’accurata e attenta formazione delle coscienze di coloro che decidono di guardare all’ideale del matrimonio sacramentale cristiano».
Sulla valenza di una catechesi che riesca «a comunicare la ricca eredità della dottrina cattolica sul matrimonio come istituto naturale elevato da Cristo alla dignità di sacramento, e sulla vocazione degli sposi cristiani nella società e nella Chiesa», si è espresso recentemente Papa Benedetto XVI (lo scorso 9 marzo, durante un incontro con i vescovi americani). Il Pontefice ha esortato inoltre a «difendere l’istituzione del matrimonio come realtà sociale che è, in ultima analisi, una questione di giustizia, poiché comporta la tutela del bene dell’intera comunità umana, nonché dei diritti dei genitori e dei figli».
Dal «Dies Annualis 2012» emerge che nel 2011 sono state introdotte 140 nuove cause di nullità di matrimonio in prima istanza (provenienti dalle diocesi toscane) e 204 in seconda istanza (dai tribunali ecclesiastici Piceno e Umbro). Il foro giudiziale fiorentino, inoltre, l’anno scorso ha trattato e concluso 140 cause in primo grado di giudizio e 208 in secondo grado. Alla fine del 2011 in totale (in entrambi i gradi di giudizio) erano 566 le cause «pendenti», il cui iter istruttorio è in corso. Il Vicario giudiziale mons. Biagini segnala che «in ogni diocesi vi sono incaricati per la consulenza circa le vicende matrimoniali in crisi; nell’ambito di un’attenta cura pastorale dei fedeli è importante rileva accogliere, ascoltare e consigliare quanti vivono situazioni di legami coniugali lacerati, sui quali può gravare il sospetto di qualche motivo di invalidità, senza escludere per quanto possibile la via di un risanamento, prevista dalla normativa canonica».