Italia
Maternità surrogata: campagna per messa a bando universale
Conclusa la Conferenza internazionale a Roma per l’abolizione universale della surrogazione di maternità. La due giorni (5-6 aprile) ha visto a confronto esperti ed attivisti di tutto il mondo. Le leggi nazionali – come quella approvata in Italia, per ora alla Camera - sono un buon segnale, ma non bastano. L’obiettivo è arrivare alla messa al bando globale
La messa al bando universale della maternità surrogata. È l’obiettivo che si prefigge la Casablanca Declaration, ampia coalizione universale che prende il nome dall’omonimo documento, firmato il 3 marzo 2023 in Marocco da 100 esperti di diverse discipline scientifiche di 75 nazionalità differenti, per promuovere attraverso una Convenzione internazionale la messa al bando dell’utero in affitto. Il 5 e 6 aprile la Casablanca Declaration ha promosso una Conferenza internazionale a Roma, presso la Lumsa, alla quale hanno partecipato decine di esperti e attivisti di tutto il mondo.
“La maternità è un processo esistenziale, personale, spirituale e corporale. Trasformare, invece, la procreazione in una forma di produzione rivela un decadimento della percezione dell’umano verso le derive del post-umano. L’uomo, svuotato del significato antropologico unitario, rimane malleabile e plasmabile secondo il desiderio dei più forti e dei più ricchi”, ha messo in guardia mons. Mirosław Stanisław Wachowski, sottosegretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, in apertura dei lavori, auspicando “una battaglia di civiltà contro la mercificazione della persona” per arrivare ad “un divieto universale” della Gpa.
Per Vincenzo Bassi, presidente Federazione associazioni familiari cattoliche in Europa (Fafce), occorre “creare un movimento dal basso verso l’alto”, e la legge approvata in Italia, per ora alla Camera, che istituisce il “reato universale” di maternità surrogata, “è un esempio del non consenso su questa pratica e può essere un modello da esportare all’estero per creare un non consenso universale”. Di qui, ha spiegato Bernard Garcia Larrain, avvocato franco-cileno e coordinatore della Casablanca Declaration, la scelta “simbolica” di Roma come location dell’evento. Olivia Maurel, 32 anni, portavoce della Declaration ed attivista contro l’utero in affitto, che il 4 aprile ha incontrato il Papa in Vaticano, ha condiviso la sua drammatica testimonianza di figlia della surrogacy: “Sono consapevole di essere un paradosso vivente: sono contro ciò che mi ha permesso di venire al mondo”.
Maurel, a margine della conferenza, ha rilasciato questa intervista al Sir.
Occorre “lavorare per una Convenzione internazionale che la metta al bando perché la previsione della pratica di maternità surrogata come reato, già da anni in vigore in Italia (indirettamente nella legge 40 sulla Pma, ndr) ha dimostrato la sua inefficacia”, ha detto Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra della Camera. Di “un vero e proprio sistema commerciale che implica procedure complesse e notevoli costi”, ha parlato Eugenia Roccella, ministro per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità. “La cosiddetta surroga altruistica – ha chiarito -, altruistica non lo è affatto: è una contraddizione in termini”. E poi una sottigliezza strategica: “Il contratto va stipulato prima del concepimento; se venisse stipulato a concepimento avvenuto sarebbe considerato reato di tratta di persone”.
Kajsa Ekis Ekman, giornalista svedese, ha parlato di “schiavitù” e “identità divisa” delle donne che “vendono il proprio utero” ad altri, per poi scandire senza giri di parole: “La surrogacy è l’unico modo con il quale un uomo single può ottenere la custodia esclusiva di un bambino”.
“In Africa il mercato della surrogacy è una vera tragedia”, ha denunciato il nigeriano Sonnie Ekwowusi, avvocato e presidente Comitato diritti umani e costituzionali dell’African Bar Association (Afba). “La pressione sulle donne povere è enorme. Vengono da noi anche studentesse universitarie spinte dalla povertà, a chiederci che cosa devono fare. Ovviamente noi diciamo loro di non accettare”. “Un ospedale tedesco ha scoperto che le donne che utilizzavano ovociti donati avevano in proporzione un’età compresa tra i 45 e i 55 anni e avevano già avuto uno o due aborti”, ha raccontato la giornalista Birgit Kelle, autrice di “Mi comprerò un figlio: il disgraziato business della surrogacy”. Il problema, ha concluso, “non era l’infertilità, ma lo spreco degli anni fertili”.
Per Adriano Bordignon, presidente del Forum delle associazioni familiari, “non esiste alcun diritto al figlio, e questa pratica non tiene in alcun conto dei diritti lesi del bambino oggetto della transazione; anzi permette anche manipolazioni prenatali per rendere il ‘prodotto’ del concepimento rispondente al desiderio dei committenti”. “Secondo il diritto – ha spiegato l’avvocato francese Sandra Travers de Fautrier –, persona e cosa sono due nozioni ben distinte. Anche se rilascia il proprio consenso, una persona non può mai essere considerata una cosa”.
Sui limiti della volontà umana, che “non è un valore assoluto”, si è soffermato Alberto Gambino, prorettore Università europea di Roma e membro Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza del Consiglio d’Europa (Ecri). “Può essere attribuito un genitore ad un bambino attraverso un atto di volontà, oppure c’è bisogno di qualcos’altro?”, l’interrogativo posto dal giurista, secondo il quale “la vita di un bambino non è un fatto privato (atto di volontà-contratto)”, bensì “un fatto comunitario che interessa tutta la società”. Per questo, ha concluso “occorre adoperarsi per abolire universalmente le leggi che distorcono la dimensione umana di ciascuna persona, specie di quelle più deboli e indifese”.