DI SIMONE PITOSSIDue nuovi sacerdoti per la diocesi di Fiesole. Si tratta di Massimo Bini e Felix Bolog: il vescovo Luciano Giovannetti li ordinerà, come tradizione, il sabato «in albis», 29 marzo, alle ore 16. Massimo Bini, 33 anni, arriva da Campi Bisenzio è laureato in letteratura latina medievale ed è licenziato in teologia dogmatica. Attualemente collabora con la Facoltà Teologica di Firenze e ha svolto il suo servizio diaconale presso la parrocchia di San Martino a Mensola. Felix Bolog, 30 anni, è romeno. Prima di entrare nel Seminario fiesolano ha lavorato a Montevarchi. Per questo ricorda con piacere le parole del Vescovo: «Tu vieni da Montevarchi, dalla parrocchia della Collegiata di San Lorenzo, non dalla Romania». Il suo cammino è stato lungo e «pieno di ostacoli», come racconta lui stesso: «Sono entrato nel seminario minore dei francescani all’età di 14 anni in Romania. Poi sono passato al seminario diocesano. Dopo quasi un anno di teologia mi sono ritirato e all’età di 19 anni ho iniziato la facoltà di teologia e assistenza sociale a Bucarest. Finita la Facoltà per un semestre sono stato insegnante di biologia e chimica. Poi sono arrivato in Italia». Felix però ricorda una figura che l’ha segnato. «Dentro di me racconta il seme della vocazione sparso dal mio parrocco don Petru Ciocan è continuata a crescere cosicché per la grazia di Dio e per la benevolenza del nostro Vescovo dopo un anno e mezzo di lavoro a Montevarchi sono tornato alla casa del Padre, come il figliol prodigo». Anche Massimo ha una figura di sacerdote che ricorda con riconoscenza: «Il mio vecchio “Priore” Giorgio Capaccioli, parroco per cinquant’anni della popolazione da cui provengo non mi ha comunicato verità intellettuali, ma un grande esempio umano. Era contento di essere prete e ha tanto amato il suo popolo. Lo ricordo sempre con il volto sereno. Non di meno è stato per me fondamentale l’incontro con il pensiero di due grandi teologi e testimoni a noi contemporanei, Luigi Giussani e Joseph Ratzinger. E così con i Padri della Chiesa». Come vedono il loro sacerdozio i due diaconi? «Credo che la miglior posizione continua Massimo sia quella dell’ascolto e della realtà e delle persone. Il programma è quello del vangelo, a noi sono concesse solo infinite variazioni sul tema. L’importante è essere diffidenti delle mode. Alcune volte ho l’impressione che certe omelie o impostazioni spirituali, e dunque conseguenti prassi, corrano il rischio di basarsi troppo su talune derive del sociologo o dello pseudo psicologo in voga». «Prima di tutto il sacerdote, come ogni cristiano, sottolinea Felix è chiamato a testimoniare con la propria vita la fede che professa. In secondo luogo essendo consacrato come ministro e servo deve agire in mezzo al popolo di Dio come il Buon Pastore che dà la vita per le sue pecore». E del mondo giovanile che sembra stia riscoprendo il sacro? «Non so se si tratti una riscoperta del sacro risponde Massimo Bini per alcuni mi sembra più una novità che un ritorno. Certo è che la Chiesa se è ridotta ad un associazione no-profit o ad surrogato di assemblee sociologiche non serve, dal momento che non testimonia che c’è altro e un Altro. Per questo l’uomo non è più interessato ad essa. Ma quando l’esperienza ci conduce all’Altro, allora la Chiesa è interessante perché c’entra con la mia vita. Si scopre che Cristo è interessante e necessario per essere veramente uomini. Forse può essere anche questo un modo con cui si può presentare la vocazione». Felix conclude con un consiglio ai giovani: «Non cercate la gioia e la felicità là dove non troverete che delusioni e inganni. Provate ad avvicinarvi alla vera gioia che troverete solo in Gesù Cristo, Via, Verità e Vita. Lasciatevi guidare da Lui e non respingete, non rifiutate il suo amore che è vocazione ad una vita vissuta in amore, libertà e verità».