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Maria, Sami e Ctony: «In Valdarno, fra lavori faticosi e pregiudizi».

Storie di immigrati. Storie di persone arrivate da oltre confine che hanno scelto il Valdarno per tentare il riscatto. La chiameremo Maria, un nome comune nel suo paese, come comune è la sua storia. Maria è una giovane infermiera romena che assiste gli anziani della casa di riposo di Bucine. È infermiera diplomata ed è laureata. Guadagnava 200 euro al mese in Romania. Una paga di sussistenza, una paga che non le consentiva «niente», dice. Maria ha voluto migliorare la sua condizione, come è diritto di ogni essere umano. In Italia è sempre più difficile trovare infermiere professionali che si prendano cura degli anziani. Bisogna ricorrere a cittadini di altra nazionalità. E poi Maria lavora per più ore rispetto alle colleghe italiane ad eguale remunerazione e 270 euro ritornano alla cooperativa che le dà lavoro per l’affitto del locale che divide con altre immigrate.Sami è fuggito dalla guerra civile in Albania. Nelle battaglie quotidiane, non solo non sai se lavorerai, non sai neppure se prima di sera sarai ancora vivo, se lo saranno i tuoi figli e la tua moglie. Sami fa il guardiano di maiali, un lavoro duro che alcun italiano si sognerebbe di fare. E tuttavia la produzione di salumi e il commercio della carne assicurano ottimi guadagni ai produttori. I migranti sono gli unici che badano agli animali e sono bravi a farlo. Col duro lavoro senza orari e con la collaborazione della moglie, che è colf, e i sacrifici di chi è abituato a sopportare, Sami ha raggiunto una condizione dignitosa e ha comprato un appartamento. Ma adesso molti dicono che è perché ha rubato il lavoro agli italiani.Chander Harish, conosciuto come Ctony, è indiano. Fa parte della numerosa comunità di Levane, quaranta famiglie. Mi dice che i suoi connazionali hanno creato nella zona venti fabbriche di pulimentatura degli accessori di moda. Un lavoro anche questo che gli italiani rifiutano perché è considerato poco remunerativo. Inoltre gli indiani hanno aperto tre botteghe solo a Levane, due di alimentari. Una comunità silenziosa e quieta, mi dice Ctony, che crea ricchezza anche per la popolazione locale in un momento di grave crisi economica ed occupazionale e dunque si aspetterebbe, come giusto e doveroso, una maggiore attenzione piuttosto che l’indifferenza o peggio ancora il fastidio.Fulvio Turtulici