Livorno
Maria protegga Livorno
«Montenero,collina deliziosa che fu un giorno folta di ilici nere,bosco selvaggio ospitale a fiere irsute, ora è un molle tappeto che scende giù dal Santuario verso il mare, un tappeto verde di campi coltivati, argenteo per le chiome degli olivi; e le ville bianche fra superstiti pini e querce maestose paiono fiori primaverili caduti dall’Altare che spende lassù. Salendo i fianchi del colle con la funicolare è come seguire il volo di una rondine che rasentando la terra si alzi con larga curva verso il cielo. Ecco apparire il mare, l’orizzonte si fa più ampio, la visione si dispiega d’attimo in attimo sempre più solenne,sempre più incantevole. Livorno è là, diffusa nell’azzurro; un mosaico incastonato nello zaffiro. E il cerchio del Tirreno si allarga, compaiono le isole come nuvole lontane. Il convoglio è passato tra uliveti e giardini, tra ville nascoste nell’ombra dei parchi, fra siepi che protendono come per un’offerta rami di biancospino; ma la grandiosità del panorama assorbe ed incanta”. Già prima del medioevo è attestata la presenza di un villaggio sparso per la collina di Montenero e la presenza di un presidio nel sovrastante Castello a difesa delle scorrerie delle soldatesche al tempo dei guelfi e ghibellini pisani; inoltre gli antichi documenti attestano la presenza di quattro chiese, oggi distrutte, nel territorio di Montenero: San Lino, Santa Broccaia, San Salvatore, San Fele o Felice e la presenza di un ospedaletto per i viandanti; inoltre vi erano i possessi delle antiche famiglie pisane, di dantesca memoria, come i Gualandi, i Sismondi, i Lanfranchi» (Gino Galletti 1937)
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