Cultura & Società
Maria Maddalena de’ Pazzi, sofferenza e amore
«Cercare di riscoprire e offrire ai lettori del nostro tempo la figura grandiosa di questa fulgida figlia toscana non è cosa semplice, data la complessa esperienza mistica e umana che hanno caratterizzato la sua vita», spiega ancora Nicola Gori nell’introduzione. «Il suo itinerario resta affidato alla muta testimonianza segreta della sua coscienza, ma noi possiamo ripercorrerlo dall’esterno, cercando d’immaginare il travaglio del suo pensiero e della sua esperienza, almeno per quanto i testimoni oculari hanno potuto trascrivere». A questo punto l’autore compie un excursus storico nella Firenze di allora.
«Siamo nel 1566, in una Firenze opulenta e percorsa da brividi di potere, la famiglia Medici è nel pieno della sua egemonia, la Chiesa sta vivendo il periodo di fervore che il Concilio di Trento le ha impresso. A Firenze, tra vari Ordini religiosi presenti, esiste un monastero carmelitano Santa Maria degli Angeli, che è il primo monastero del Secondo Ordine di cui abbia notizia. Il monastero di Santa Maria degli Angeli ha subìto nel corso dei secoli vari cambi di sede: nel 1626 è eretto in Borgo Pinti a Firenze, nel 1888 in piazza Savonarola, nel 1928 viene definitivamente posto nell’attuale sede sul colle di Careggi, sovrastante la città, dove anche ora si venerano le spoglie della santa, visitate da ben due papi: Pio VII, il 6 novembre 1804, e Pio IX il 22 agosto 1857». Ebbene, il 1° dicembre 1582 Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, nata a Firenze il 2 aprile 1566, entra in questo monastero che oggi è il Seminario maggiore di Firenze in Lungarno Soderini, 19 per vivere la sua totale consacrazione a Dio secondo la regola e lo spirito carmelitano. Se negli ultimi tempi vi è una riscoperta dei mistici, in quanto persone completamente unite a Dio, «la nostra Maria Maddalena de’ Pazzi spiega ancora Gori deve essere rivalorizzata e meglio conosciuta, vista la grande dottrina spirituale che ci ha lasciato, non scritta in manuali, anche se si deve alla fatica delle sue consorelle contemporanee la raccolta degli avvenimenti della sua vita, ma è con la sua stessa esistenza che parla direttamente al cuore di ogni uomo. Non si può certo prescindere dalle innumerevoli estasi e fenomeni straordinari di cui la santa fu favorita fin dalla più tenera età, ma tutti questi aspetti particolari sono solo come accessori alla sua grande esperienza interiore, fatta di nascondimento e di profondo amore a Dio all’insegna della più genuina tenerezza di sposa verso il suo Sposo. In altre parole, come sempre, non valgono i fatti straordinari quanto la vita intera, di fatto consacrata a Dio e a lui solo offerta».
Durante la sua vita Maria Maddalena attraversa delle prove che l’umana ragione, talvolta, non concepisce. Prove di una durezza incommensurabile, che la forgiano e la purificano rendendola atta ad amare senza riserve il suo Amato. Fatta per Dio e di Dio.
«Se si può dare una descrizione sintetica dell’esperienza di Santa Maria Maddalena si legge ancora nell’introduzione al volume essa è racchiusa in due parole: sofferenza e amore. La sofferenza alimenta l’amore e l’amore la sofferenza, senza soluzione di continuità. Ma la sofferenza non è legata a un mero bisogno di patire fine a se stesso, e Santa Maria Maddalena ha compreso che per raggiungere il suo Sposo deve liberarsi da tante imperfezioni e difetti che solo il crogiulo della croce può compiere. Non vi è altra via di unione a Cristo se non quella tracciata da Lui stesso: l’obbedienza incondizionata al Padre e la croce accolta come libera scelta di amore! Santa Maria Maddalena è un’innamorata, non si potrebbe capire la sua stessa vita e tutta la sua esperienza senza questo slancio tenero e allo stesso tempo virile verso Dio. Santa Maria Maddalena ama, e tutto il resto è secondario: non esiste per lei altra scelta se non quella principale e definitiva di essere tutta del suo Sposo. A nulla valgono gli attacchi delle creature e del demonio, la sua fermezza nella prova e la sua coerenza di vita, la rendono grande ai nostri occhi e vicina allo stesso tempo, perché la sua vita ci insegna che solo l’amore conta e tutto il resto è secondario. Come diceva il suo babbone S. Agostino: ama e fa ciò che vuoi, così S. Maria Maddalena ha incarnato e vissuto in prima persona questo programma di vita».
Il capolavoro del Perugino
Oggi la chiesa e il convento di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi non sono molto frequentati ed anche la loro dimensione non è più quella di una volta quando addirittura i monasteri erano due, maschile e femminile. Oggi è rimasto, ma solo in parte, quello maschile. Unica «attrattiva», per visitatori di buon livello culturale (circa quattromila l’anno), l’affresco del Perugino al quale si accede scendendo dalla sacrestia nella cripta e poi risalendo alla Sala capitolare. Un percorso che vale comunque la pena. L’impatto con il dipinto realizzato tra il 1493 e il 1496 è davvero emozionante. L’affresco è diviso in tre parti, che corrispondono alle tre arcate, ma l’autore, grazie al paesaggio raffigurante i dintorni del lago Trasimeno, conferisce all’opera una notevole unità. I colori sono quelli originali. I personaggi compassati e intrisi di misticismo. Lo stile sobrio ma efficace.