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Maremoto in Asia: i paesi colpiti

Un bilancio complessivo di 150 mila vittime, come indicato dal coordinatore dell’Onu per gli aiuti di emergenza, resta la stima più probabile per il disastroso maremoto del 26 dicembre. Alla perdite umane si sommano i danni materiali: intere economie sono state sconvolte. Alcuni paesi stavano uscendo da secoli di povertà, altri già si erano affermati nel panorama mondiale.

L’Indonesia è tra i più colpiti: 94 mila vittime, ma la conta è stata sospesa. Gravemente colpita la regione di Aceh, nell’isola di Sumatra, prossima all’epicentro: decine di migliaia di morti e dispersi nella cittadina di Meulaboh. Il sisma ha colpito una zona di 480 mila chilometri quadrati, più di un quarto dell’intera Indonesia, dove vivono 43,3 milioni di abitanti (l’intera popolazione è stimata in circa 212 milioni) La zona colpita è tra quelle più economicamente sviluppate: vi si trovano, tra l’altro, cospicui giacimenti di petrolio e gas naturale, collegati da oleodotti con i porti dell’isola, e numerosi complessi industriali.

Lo Sri Lanka è il paese più colpito dal maremoto: 30 mila i morti accertati, migliaia i dispersi, decine di migliaia i senzatetto. La tragedia ha colpito un paese di oltre 66 mila chilometri quadrati, nel quale vivono 18 milioni di abitanti, dei quali l’80 per cento vive in villaggi rurali, molti posti sulla costa. Lo Sri Lanka vive una pace precaria dopo venti anni di guerra civile tra i cingalesi, in maggioranza buddisti, e la minoranza tamil, circa il 20 per cento della popolazione, di religione indù. Un’economia basata sull’agricoltura, principalmente riso e tè, ma che sta sviluppando un sistema industriale che ha nel tessile e nell’abbigliamento i settori trainanti, principali fonti di esportazione, seguito dal tè, pietre preziose e semipreziose, pneumatici, parti di aereo, computer, crostacei e caucciù.

Thailandia. Distrutta l’intera zona costiera. Colpita con più violenza la regione di Krabi: 800 mila persone hanno perso ogni avere. Secondo un comunicato del governo i dispersi sono 14 mila e si teme che il numero dei morti arriverà a 8 mila, un terzo di questi sono bambini. La Thailandia conta oltre 61 milioni di abitanti, distribuiti su una superficie di 513.113 chilometri quadrati. Il riso, base dell’alimentazione locale, è coltivato soprattutto nella pianura alluvionale del Menam. L’industria si è sviluppata di recente nella petrolchimica, siderurgia, lavorazione della gomma, montaggio di autoveicoli, elettronica di consumo e produzione di circuiti integrati.

Maldive è la zona dove vi erano molti turisti stranieri: le vittime sono state 83. Sommersa parte della capitale Male. L’arcipelago, costituito da 20 atolli, per complessive 1087 isole di cui 220 abitate, vive principalmente di turismo. Inoltre, l’economia si basa sulla pesca e sulla coltivazione della palma di cocco e attività finanziarie.

Malaysia. La maggioranza dei morti accertati sono turisti. Il sisma ha travolto le spiagge dell’isola settentrionale di Penang e dello stato di Kedar. Il turismo è la seconda fonte di entrate in valuta estera, dopo l’industria manifatturiera.

India. Il tsunami ha colpito le zone di Tamil Nadu, Andhra Pradesh e Kerala. La zona interessata si aggira sui 326.908 chilometri quadrati con 166 milioni di abitanti (la superficie dell’intero paese è di 3.287.263 kmq. con oltre 1 miliardo di abitanti). Cancellata quasi l’intera popolazione di Chowra, nelle isole Andamane e Nicobare vicine all’epicentro: solo 500 sopravvissuti su 1500 abitanti.

Myanmar (ex Birmania) colpite l’isola di Pyinzalu e Laputta: decine di villaggi distrutti. Secondo l’inglese «Times» si sospetta che le vittime siano più dei 59 dichiarati dal regime militare che governa il paese. L’Onu ha deciso di inviare osservatori per verificare le effettive condizioni dell’area

Dopo oltre sei ore di percorso a oltre 800 chilometri all’ora, il sisma ha raggiunto le coste africane. In Somalia sono stati registrati danni materiali e morti soprattutto nei villaggi di Puntland. Colpite anche le aree costiere del Kenia, Madagascar, Mauritius e Seychelles. Molti pescatori potrebbero essere stati sorpresi in mare dall’onda anomala, ma al momento le informazioni sono alquanto frammentarie per quanto riguarda il numero dei morti e dei dispersi.E.C.

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