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MARCIA PERUGIA-ASSISI: PER UN’EUROPA DI PACE. MESSAGGIO DEL PAPA

L’arcobaleno della pace si è trasformato ieri in un fiume di uomini, donne e bambini che hanno animato l’edizione 2003 della tradizionale marcia ‘Perugia – Assisi’. Un serpentone che si è snodato per oltre 24 chilometri invocando un mondo diverso, senza guerre e altre sopraffazioni. E questo soprattutto in nome dell’Europa. “Siamo tantissimi, sicuramente attorno ai 300 mila”, ha dichiarato ai giornalisti Flavio Lotti, coordinatore della ‘Tavola della pace’, mentre era alla testa del corteo principale, illuminato dai colori dell’iride. Intanto si alzavano le canzoni di cantautori come Guccini e De Andrè, accompagnati dal suono ritmico delle chitarre e dei tamburi.

Numerosissimi i giovani appartenenti ad associazioni e movimenti ecclesiali, oltre ad una nutrita rappresentanza di religiosi e religiose, missionari e laici impegnati nella cooperazione internazionale. Molti anche i politici, sindacalisti e rappresentanti delle amministrazioni locali.

L’intento degli organizzatori è stato quello di dare una connotazione decisamente propositiva alla marcia in vista del processo di allargamento dell’Unione europea (Ue) e in attesa della sua costituzione. Sta di fatto che rispetto alle passate edizioni vi è stato forse qualche slogan in meno ma nelle comunicazioni pubbliche e informali sono decisamente emerse idee nuove per realizzare un futuro di pace, per un’Europa che eserciti nei fatti un ruolo costruttivo e pacificatore.

“Grande gioia” è stata manifestata dai frati francescani di Assisi per la “grande partecipazione popolare ed istituzionale”. Lo ha riferito il portavoce del Sacro Convento, padre Enzo Fortunato. Domenica non è poi mancata la parola di Giovanni Paolo II. “Mi rallegro con gli organizzatori e i protagonisti della marcia che in questa benemerita iniziativa hanno voluto unire le due dimensioni: l’Europa e la pace. Potremmo dire che esse si sostengono a vicenda: l’una richiama l’altra”. È quanto ha sottolineato il Pontefice in un messaggio letto dal vescovo di Assisi, monsignor Sergio Goretti, dal loggiato del Sacro Convento, ai partecipanti provenienti dall’Italia e dall’estero. “Da giovane – ha scritto il Papa – ho potuto constatare per esperienza personale il dramma di un’Europa priva della pace. Ciò mi ha ancor più spinto ad operare instancabilmente perché l’Europa ritrovasse la solidarietà nella pace e divenisse, tra gli altri Continenti, artefice di pace, dentro e fuori dei suoi confini. Sono convinto che si tratta di una missione da riscoprire in tutta la sua forza ed urgenza. È necessario che il Continente europeo, rifacendosi alle sue nobili tradizioni spirituali, sappia spendere con generosità, a favore dell’intera umanità, il suo ricco patrimonio culturale maturato alla luce del Vangelo di Cristo. È questo l’auspicio che affido alla materna intercessione di Maria Santissima, regina della pace, e di san Francesco, profeta di pace.

Nel messaggio, Giovanni Paolo II ha ricordato che ad Assisi, nel 1986, per la prima volta, invitò “per un significativo incontro i responsabili delle varie religioni. Oggi, come allora – ha scritto il Pontefice – ho davanti agli occhi la grande visione del profeta: tutti i popoli in cammino dai diversi punti della Terra per raccogliersi attorno a Dio come un’unica, grande famiglia. È il sogno della speranza che spinse il mio venerato Predecessore, il beato Giovanni XXIII, a scrivere la ‘Pacem in Terris’, di cui ricordiamo quest’anno il quarantesimo anniversario, e che codesta marcia della pace intende commemorare”. La riflessione del Santo Padre ha poi stigmatizzato come occorra “riconoscere che forse in questi anni non si è investito molto per difendere la pace, preferendo piuttosto, talora, destinare ingenti risorse all’acquisto di armi. È stato come se si ‘sprecasse’ la pace. Non poche speranze si sono spente. La cronaca quotidiana ci ricorda che le guerre continuano ad avvelenare la vita dei popoli, soprattutto dei Paesi più poveri. Come non pensare alla persistente violenza che insanguina, ad esempio, il Medio Oriente e, in particolare, la Terra Santa? Come restare indifferenti di fronte ad un panorama di conflitti che si allarga sempre più e interessa varie parti della terra?”. Che fare dunque? Malgrado le difficoltà non bisogna perdere la fiducia. “È doveroso – ha concluso il Pontefice – continuare ad operare per la pace, ad essere artefici di pace. La pace è un bene di tutti. Ciascuno è chiamato ad essere costruttore di pace nella verità e nell’amore”.Misna