Vita Chiesa

Marcia della pace: mons. Bregantini, «Il no alla guerra è il sì all’uomo»

Dunque, “ci vuole è pazienza infinita, per costruire la pace, giorno per giorno, fedelmente, con tenacia e caparbietà”. Da qui “l‘importanza dei piccoli passi, come in una marcia, fatta insieme ai compagni di strada. È la forza del germoglio, che ci viene dalla contemplazione del ‘piccolo’ Bambino Gesù, icona di questo Natale. Quel bambino che è nato anche lui senza documenti, lungo una strada, fuori dai controlli legali, da due genitori in precarietà, costretto poco dopo a scappare davanti alla polizia”. Questo è “il Natale, non caramelloso, ma vero, da contemplare con amore. La pace esige tempo, più tempo che spazio”. Nella pace “riceviamo ciò che veramente siamo. Ricostituire la pace nel tessuto umano e culturale significa accogliere l‘invito divino più grande: restare nell‘Amore di Dio!”.

Per il presule, “il no alla guerra è il sì all’uomo! Solo chi porta la pace in mezzo al mondo è degno di essere chiamato uomo, perché egli fa del suo simile un prossimo e del suo prossimo, un fratello!”. “Eccoci così – ha aggiunto – al cuore di questa marcia: riconoscerci e vivere da fratelli, poiché siamo figli dello stesso Padre Celeste. Per noi, di Campobasso, è proprio il programma pastorale dell‘anno che viviamo! Allora sarà veramente la città della pace, per tutto il 2014! Una meta ambiziosa ma limpida, come le cime del Matese!”. Ripercorrendo i luoghi visitati nella marcia a Campobasso, monsignor Bregantini ha sottolineato che la pace “è intercessione e preghiera insistente; è scuola di fraternità già nelle aule scolastiche e nel lavoro condiviso; è risanare le nostre ferite perché divengano feritoie già in un carcere, in un passato redento; è accoglienza di tutti, per vincere la cultura dell‘indifferenza e dello scarto; è sguardo al volto di Dio e al cuore di Maria, per imparare da loro a stimare, senza permalosità negative, ogni persona”. “La pace – ha concluso – è proprio il mondo che attende di attuarsi. Però l‘apice della sua realizzazione è e rimane sempre la persona, come ci ha insegnato lo studio accurato della Pacem in Terris”.