Italia
Marcia della pace, dieci impegni concreti
Dai bambini ai giovani del 1961, un lungo corteo si è snodato ieri da Perugia ad Assisi per la 19ª edizione della Marcia della pace. Classi scolastiche dal Nord al Sud con i rispettivi insegnanti, gruppi dell’associazionismo laico e cattolico, rappresentanti degli enti locali hanno camminato verso la città di san Francesco per la pace e la fratellanza dei popoli. Una data significativa, questa, perché cade a 50 anni dalla prima marcia, voluta da Aldo Capitini nel 1961 proprio con il medesimo slogan. Un significativo traguardo, ha scritto in un telegramma alla Tavola della pace il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. I tanti ragazzi appartenenti a diverse nazionalità, culture e religioni che hanno aderito alla marcia e agli appuntamenti a essa correlati ha aggiunto il Capo dello Stato confermano la profonda aspirazione delle giovani generazioni a costruire un futuro fondato su principi di libertà, tolleranza e giustizia sociale in grado di garantire la pacifica coesistenza tra i popoli.
Il Meeting dei giovani. E proprio i cinquant’anni della marcia sono stati celebrati con un Meeting 1.000 giovani per la pace, venerdì e sabato a Bastia Umbra, arricchito dal prezioso contributo dei ragazzi provenienti dai Paesi arabi della sponda Sud del Mediterraneo attraversati, negli ultimi mesi, da vasti sommovimenti, prosegue il messaggio di Napolitano, che ha rivolto loro un sentito benvenuto, auspicando che le loro legittime aspettative di libertà, di legalità e democrazia si realizzino pienamente, senza ulteriori sacrifici di vite umane. E proprio grazie a questi giovani ha precisato il coordinatore della Tavola della pace, Flavio Lotti, facendo un bilancio dell’iniziativa siamo riusciti a mantenere il nostro sguardo alto e aperto su ciò che accade al di fuori del nostro Paese. Due giorni di laboratori, lezioni, seminari e idee per realizzare un grande spazio d’incontro, confronto e progettazione attorno a tre parole chiave: pace, lavoro e futuro. Il Meeting e la Marcia ha sottolineato Lotti vogliono essere una risposta concreta a quel degrado morale, politico e sociale che stiamo vivendo, costruendo qualcosa di nuovo, una pagina nuova di storia in cui l’Italia, a partire proprio dai giovani, si riconcilia con il resto del mondo.
Una bandiera, un trattore, una barca. All’apertura della marcia, ieri nei Giardini del Frontone, a Perugia, tre i segni posti dinanzi ai partecipanti. Dapprima un passaggio di testimone della bandiera della pace usata da Capitini nella prima marcia dai giovani del 1961 ai giovani di oggi. Poi un trattore con un mappamondo a ricordo di quello dei fratelli Cervi, i sette contadini trucidati dai nazi-fascisti nel 1943 simbolo di speranza in un futuro in cui l’agricoltura potrà sorreggere il mondo. Infine una barca, una di quelle con cui tante persone hanno cercato di raggiungere le nostre coste perdendo la vita nel Mediterraneo, monito per ricordare e denunciare tutto quello che non si è fatto per impedire che questa tragedia potesse accadere.
Dieci impegni concreti. Giunta alla Rocca di Assisi mentre un migliaio di bambini davanti al Sacro convento animavano fin dalla mattina una piazza per la pace loro dedicata la marcia si è conclusa con una mozione finale, come fece Aldo Capitini nel 1961, contenente impegni concreti ha spiegato Lotti che vogliamo proporre a tutti di assumere e portare avanti. Dal diritto a cibo e acqua al lavoro dignitoso, dall’ambiente all’informazione libera e pluralista, dalla promozione della società civile al costruire società aperte e inclusive, dieci sono le priorità per ogni persona, a livello locale, nazionale e globale, in Europa come nel Mediterraneo, a cui si chiede di agire insieme con una strategia comune e la consapevolezza di avere un obiettivo comune.
Dal diritto al cibo all’incontro con gli altri. È intollerabile che ancora oggi più di un miliardo di persone sia privato del cibo e dell’acqua necessari per sopravvivere mentre abbiamo tutte le risorse per evitarlo, esordiscono le proposte della mozione. In secondo luogo occorre ridare dignità al lavoro e ai lavoratori, giovani e anziani, di tutto il mondo. Poi la lotta alla disoccupazione giovanile per il futuro dell’Italia, poiché investire sulla scuola, sull’università, sulla ricerca e sulla cultura vuol dire investire sulla crescita sociale, politica ed economica del proprio Paese. Ancora, ripristinare il primato della politica sulla finanza; ripudiare la guerra e tagliare le spese militari; introdurre nuove tecnologie verdi e nuovi stili di vita; promuovere il diritto a un’informazione libera e pluralista; democratizzare e rafforzare le Nazioni Unite; rafforzare la società civile responsabile e promuovere la democrazia partecipativa per superare la crisi della politica, della democrazia e delle istituzioni. Da ultimo, costruire società aperte e inclusive perché il futuro è nell’apertura all’incontro con gli altri e nella costruzione di relazioni improntate ai principi dell’uguaglianza e alla promozione del bene comune. (Sir)