Italia
Manzione: «il Canale di Sicilia è il più grande cimitero d’Europa»
«Nessuno sa quante persone sono morte nel Mediterraneo, ma c’è il cimitero a cielo aperto più grande di tutta Europa. La domanda da porsi non è quanto si spende per soccorrere gli immigrati, ma se queste risorse valgono le vite che salvano. Se 300.000 euro al giorno che costava Mare Nostrum valevano la vita di queste persone».
Non si è sottratto a commentare la drammaticità attuale degli sbarchi in Italia il sottosegretario agli interni Domenico Manzione che è intervenuto oggi a Lucca alla sessione inaugurale del Festival del Volontariato insieme al presidente del Cnv Edoardo Patriarca.
«Triton -ha detto Manzione- ha una forza navale decisamente inferiore a Mare Nostrum, ma se vediamo i dati notiamo che non sono diversi da quelli del 2014. Questo dimostra che non sono le operazioni a determinare il flusso delle persone che partono, ma esso è determinato dalla situazione della Siria, della Libia, del Corno d’Africa e delle altre situazioni del Centro Africa dove imperversa Boko Haram. E alcune di queste situazioni di crisi sono generate dall’Europa: è stato destabilizzato un Paese e adesso ce la prendiamo con le inevitabili conseguenze».
«Nessuno -ha aggiunto il sottosegretario- può essere tranquillo di fronte alla situazione che abbiamo davanti, ma se ne deve parlare in termini oggettivi perché troppo spesso il tema viene guardato attraverso il velo dell’ideologia che non porta a nulla. Non voglio minimizzare la drammaticità del problema, ma l’Italia non è l’ombellico del mondo. Su più di 8000 sono 450 i comuni che fanno accoglienza, tutto probabilmente va riportato alle giuste dimensioni».
«La scelta -ha aggiunto Manzione- non è fra accoglienza e respingimento, non è così. Abbiamo una fascia di mare dentro la quale ci sono tre convenzioni internazionali che obbligano al soccorso marino e non rispettarla porterebbe al reato di omissione di soccorso. Non possiamo varcare le acque della LIbia né respingere perché i respingimenti indiscriminati che non tengono conto della qualità delle persone che sono a bordo delle imbarcazione sono atti contrari alla convenzione europea. In passato già hanno portato a condanne da parte della Corte europea. Quando si dice «rimandateli indietro» queste coordinate dovrebbero essere tenute presenti».
Manzione ha commentato i dati sugli arrivi dei richiedenti asilo degli ultimi anni: dal 2011 c’è stato un calo, nel 2012 gli sbarchi sono stati 13.267 e nel 2013 diventano 42.925, nel 2014 170.000. Quest’anno rispetto all’anno passato i numeri appaiono pressoché omologhi e il trend è quello della stabilizzazione di numeri molto alti.
«Il numero -ha commentato Manzione- è in grado di provocare destabilizzazione soprattutto quando va ad impattare su strutture che sono già in crisi. E diventa un facile argomento per il paragone. Il tentativo è stato quello di partire dal presupposto di una gestione ordinaria. Attraverso questo metodo noi siamo riusciti a far approvare un piano strutturale dalla conferenza Stato-Regioni che fa riferimento a numeri calibrati su percentuali certe».
All’interno del piano si parla di persone che sono già sbarcate. Quindi teniamo distinti i due piani: su quello internazionale dobbiamo agire in modo diverso e far cambiare marcia all’Europa, sul piano interno, avendo constatato che le grandi concentrazioni producono problemi di corruzione, ordine pubblico e nessuna integrazione, il sistema migliore è quello Sprar dell’accoglienza diffusa e della collaborazione fra amministrazioni locali e volontariato».
Manzione ha così commentato anche i recenti scandali legati all’inchiesta su Mafia Capitale.
«L’economia che ruota intorno all’immigrazione è in gran parte un’economia sana. Non esiste nessuno che dà 35 euro al giorno agli immigrati. Sono sistemi semmai adottati da altri Stati, non dall’Italia. La Svezia, ad esempio, dà un certo budget all’extracomunitario e lui si gestisce in proprio la sanità, la mediazione e gli altri aspetti. In Italia il sistema è diverso ed è basato su una rete di accoglienza di amministrazioni, volontariato, terzo settore grazie a cui il nostro paese riesce a tenere in piedi il sistema».