Lettere in redazione
Manovra e sfiducia verso la classe politica
La casta, con le sue varie proliferazioni, si dimostra ogni giorno di più vera metastasi che mina il Paese e ne compromette il futuro. La manovra appena approvata può essere considerata, non è esagerato affermarlo, una delle sue inevitabili conseguenze. Manovra ingiusta che fa pesare i sacrifici maggiori sui ceti medio (in pericoloso ridimensionamento) bassi (in pericolosa crescita). Come sempre? No! Mai come oggi, mentre dilagano corruzione e dispregio di regole e leggi, è risultata inaccettabile la pretesa di chi ci governa di scaricare sui più deboli la maggior parte dei pesi. È anche vero, poi, che una certa responsabilità va addebitata ad una opposizione talvolta solidale con chi di fatto succhia sangue al Paese. Come non vedere che tanta cieca ostinazione nel difendere privilegi e nel pretendere assurde impunità finisce col minare e mettere a serio rischio la stessa civile convivenza? Come poter contare, quando se ne presenta la necessità e il bisogno, sulla solidarietà e sulla generosa disponibilità dei cittadini? Sappiano i nostri politici, quali che siano le caste o le cricche a cui appartengono, che la gente li sente: sempre più lontani, sempre meno credibili, sempre più insopportabili, sempre meno rispettabili, sempre più detestabili.
Le sue affermazioni, caro Billeri, sono onestamente un po’ forti. Io credo che in certe circostanze debba prevalere sull’istinto la riflessione, per non fare di tutta l’erba un fascio e rischiare il qualunquismo, che è nemico vero della democrazia. Ci sono già in giro troppi grilli parlanti pronti allo sfascio, incapaci di costruire. Certo è che questa volta i nostri governanti, con questa manovra economica, l’hanno fatta davvero grossa, andando a colpire le famiglie senza toccare i costi della politica. Non c’è motivo di aggiungere molto a quello che scrive il nostro Romanello Cantini nell’editoriale di questa settimana (Il costo della «casta», problema etico e non solo economico) e a quello che scriviamo nel «primo piano». Dico solo che lettere come la sua, caro Billeri (anche perché non è la sola arrivata in questi giorni in redazione), sono il sintomo di una reale insofferenza nei confronti della cosiddetta «casta» di cui non si può non tener conto. La sfiducia nei confronti della classe politica deve preoccupare, anche perché è una sfiducia rafforzata dalla convinzione che la stessa classe politica, nel suo insieme, di fronte alla gravità dei probleimi, non solo si mostra incapace di risolverli, ma non trova nemmeno un terreno comune per avviare quelle riforme di cui il Paese ha bisogno. Non c’è dubbio che stiamo vivendo un periodo complesso e difficile, che proprio per questo richiede anche da parte nostra, ovvero dei cittadini, nervi saldi, coesione sociale, forte propensione al bene comune e alla ricerca di valori condivisibili.
Andrea Fagioli