(Agipress) – “Sconcertante”, “insostenibile”, una “macelleria sociale”. E’ una bocciatura senza appello il parere degli Enti locali sulla manovra economica del governo. I giudizi consegnati alla stampa dai rappresentanti di Comuni, Regioni e Province dopo l’incontro con l’esecutivo a Palazzo Chigi sono durissimi.Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, nel corso dell’incontro con le parti sociali che ha preceduto il Consiglio dei Ministri, ha anticipato i punti salienti della nuova manovra allo studio per far fronte alla crisi dei mercati: «Aggrediremo i costi della politica con 14-15 misure», ha annunciato il premier. Sulla linea dei tagli si è accodato il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che ha confermato l’intenzione di «ridurre le province» e di «accorpare i comuni». La nuova manovra verrà inglobata in un decreto legge: «Questo è il tipico caso di decreto per necessità e urgenza. La necessità per la tenuta del paese, l’urgenza per i mercati», ha aggiunto il ministro. L’obiettivo del pareggio impone una drastica riduzione nel rapporto tra deficit e pil: dal 3,9 % del 2011 al 1,9 del 2012. Per ottenere appunto lo 0 nel 2013.Ma subito è scoppiata l’ira di Regioni, Comuni, Province che dichiarano “Tagli insostenibili, non possiamo sopportarne altri”. A guidare la rivolta anche due esponenti della maggioranza. Formigoni: “Effetti depressivi e antisociali, così il federalismo fiscale non esiste più. Questa manovra, commenta, avrà “effetti depressivi e antisociali perché colpisce servizi essenziali soprattutto per i meno abbienti”. “La nostra proposta – dice – è di abolire i tagli e di sostituirli con altre misure con cui repererire le risorse necessarie”. Alemanno: “Frutto delle divisioni nel governo”. Zingaretti: “Macelleria sociale”. Lettera delle associazioni degli imprenditori: “Manovra strutturale per convincere i mercati”.Una delle principali voci sarà la riduzione dei trasferimenti agli enti locali di quasi 10 miliardi in due anni, escluso il settore della sanità. La riduzione, ha spiegato Tremonti, sarà di 6 miliardi per il 2012 e di 3,5 miliardi nel 2013, per un totale di 9,5 miliardi di euro. Da questi tagli è escluso, appunto, il settore della sanità. Cosa grave è che sono circa 1.500 i comuni per i quali sarà reso obbligatorio l’accorpamento, in base ai criteri previsti dalla manovra. Si tratta dei comuni sotto i 1000 abitanti. Il Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi al termine dell’incontro nel corso del quale il governo ha illustrato a Regioni e autonomie locali le misure anticrisi dichiara: La manovra è un vero disastro sociale, colpisce Regioni ed enti locali. Colpisce soprattutto il ceto medio e la parte più debole della popolazione con un taglio pesante ai servizi insostituibili. E’ il momento sono ancora parole di Rossi che le opposizioni e il Pd per primo presentino una manovra alternativa, un attimo dopo che il governo avrà presentato la sua. Bersani deve chiamarci subito e il segno della proposta deve essere chiaro: chiedere alla parte più ricca della popolazione di contribuire in modo determinante. L’equità non basta, ci vuole anche un intervento per la redistribuzione della ricchezza e politiche per gli investimenti. Politiche che un governo di destra non potrà mai fare.Forte preoccupazione è stata espressa dal Presidente di UNCEM Toscana Oreste Giurlani in rappresentanza di 168 Comuni della Toscana. La manovra – ha affermato Giurlani – deve tenere conto che i Comuni hanno già dato’ e stanno ancora dando per il risanamento delle finanza pubblica, non possono più permettersi ulteriori sacrifici, a pagarne le spese saranno le fasce deboli della popolazione, ovvero quelle disagiate, marginali e montane. Il Presidente Giurlani ha poi riportato l’attenzione sui piccoli comuni e soprattutto su quelli montani, che rischiano di essere i primi a fare le spese di questi ulteriori tagli: La nostra preoccupazione è rivolta soprattutto a quelle realtà territoriali periferiche e marginali che stanno già subendo grossi tagli ai servizi, penso alla scuola, al trasporto pubblico locale, ai servizi postali, agli ospedali, e tutti quei servizi di prossimità che rendono un realtà funzionante; questa manovra del governo rischia di far cadere le piccole realtà territoriali in gravissime condizioni, e di non poter garantire più i servizi minimi ai cittadini.