Cultura & Società

Mano bionica, Micera (Sant’Anna): trovato modo per parlare a sistema nervoso

«Un’innovazione – spiega Silvestro Micera, professore di Bioingegneria alla Superiore Sant’Anna di Pisa – resa possibile primo perché abbiamo potuto collegare in maniera efficace il nervo periferico alla mano esterna, secondo perché abbiamo scoperto come farlo con algoritmi di traduzione. È come parlare io cinese e tu italiano – spiega il professore – serve una traduzione fra la mano artificiale e il sistema nervoso e serve un metodo per inviare le informazioni, quindi in qualche maniera siamo riusciti a ottenere risultati combinando sia una tecnologia innovativa sia un metodo di stimolazione innovativo».

Fondamentale, in questa sperimentazione, è stata la risposta del cervello umano, che si è dimostrato capace di apprendere il nuovo linguaggio. «Il cervello umano è una macchina veramente straordinaria – commenta Micera – perché è capace di apprendere e riapprendere in maniera velocissima ed efficace. Quello che noi cerchiamo di fare è di aiutarlo il più possibile dandogli delle informazioni che lui riconosca quasi simili a quelle naturali. Più si fa così più il cervello impara in fretta. è certo che senza la capacità plastica del cervello tutto questo non potrebbe accadere».

Alla presentazione dei risultati della ricerca, ieri all’Accademia dei Lincei, assieme gli scienziati hanno parlato anche molti dei pazienti che hanno partecipato alla sperimentazione. «Facciamo tutto questo per i pazienti – dichiara il bioingegnere- e sentirli parlare e commuovere, vedere le loro emozioni, è il motivo per cui continuiamo a fare questo lavoro con l’idea davvero di aiutarli nella loro vita di tutti i giorni. Dico sempre che loro sono i pionieri, sono loro che rischiano parte della loro vita per aiutare noi e sono loro gli eroi che dobbiamo celebrare».

Altra nota positiva è il possibile trasferimento di tale tecnologia ad altri campi della medicina. «Quello che noi stiamo già cominciando a fare – dichiara Micera – è utilizzare la stessa tecnologia per altre applicazioni, ad esempio per le persone non vedenti, stimolando il nervo ottico. O per persone tetraplegiche che non muovono più la mano per ridare la capacità di manipolazione. Quindi l’idea è: trovata una enabling technology, cioé una tecnologia capace di essere utile, poi si può applicare anche in altri ambiti».