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MAMMA EBE: CONDANNA A 7 ANNI PER LA ‘SANTONA’

Sette anni di reclusione per ‘Mamma Ebe‘, all’anagrafe Gigliola Giorgini, 74 anni, la ‘santona’ che nella sua villa di Carpineta, nel cesenate, riceveva i pazienti e li trattava con psicofarmaci e acqua benedetta per liberarli dai loro mali fisici e psicologici. Il pm Filippo Santangelo, che aveva depositato una memoria di 380 pagine per ripercorrere le accuse, nella requisitoria ne aveva chiesti dieci. Per gli altri 15 imputati, con vari ruoli nell’organizzazione, pene da sei anni (per il medico Mauro Martelli, 50 anni, che prescriveva le ricette e che è stato anche sospeso dalla professione per la stessa durata) fino all’assoluzione per prescrizione dei reati. Undici in tutto le condanne, per complessivi 37 anni e mezzo, che nessuno per ora sconterà; i difensori hanno preannunciato appello. La sentenza – che in serata dopo un’ora di camera di consiglio, sette udienze e quasi un anno di processo al Tribunale di Forlì ha confermato sostanzialmente il quadro presentato dalla pubblica accusa – riconosce i reati di truffa ed esercizio abusivo della professione medica, con l’ aggravante dell’associazione a delinquere. All’Ausl cesenate, parte civile, é stato riconosciuto il risarcimento danni, più la rifusione delle spese, per 35.000 euro. ‘Mamma Ebe’ non era presente alla sentenza; intanto la sua villa-studio a San Baronto (Pistoia), dove da qualche anno aveva trasferito il quartier generale dei ‘pellegrinaggi della speranza’, da ieri a quanto si è appreso è sotto confisca. Per il marito della santona, Gabriele Casotto, di oltre vent’anni più giovane, la corte presieduta da Orazio Pescatore ha deciso la trasmissione degli atti al Pm per valutare la sua posizione sull’ipotesi di ricettazione di medicinali e anabolizzanti. ‘Ebe’ Giorgini, bolognese di nascita, si era presentata a gennaio in Tribunale, confermando di aver fatto applicazioni con le mani ai ‘pazienti’, tra cui secondo le indagini anche bambini, e di aver impartito la ‘benedizione di San Michele Arcangelo’, ma di non aver mai prescritto ricette o farmaci. “Non so nulla”, aveva poi aggiunto sulla provenienza di un miliardo di vecchie lire trovato sul suo conto. La donna – fondatrice dell”Opera di Gesù Misericordioso’, un mix tra religione e medicina, cura del corpo e dello spirito – era finita in carcere nel gennaio 2002 ed era stata nuovamente arrestata due anni dopo dalla Polizia romagnola nella sua abitazione-studio toscana. Ma i primi guai con la giustizia risalgono al 1980. La sua figura ispirò anche un film al regista Carlo Lizzani, che lo presentò nell’85 alla Mostra del Cinema di Venezia. Secondo le indagini i ‘pazienti’ venivano trattati con gli psicofarmaci e, indotti in soggezione, per poter essere curati ‘efficacemente’ dovevano privarsi dei propri beni e darli alla ‘guaritrice’. Il suo staff manteneva attivo tutto l’apparato: chi metteva a disposizione locali e abitazioni (una sede fu scoperta anche a Morlupo, in provincia di Roma), chi trasportava le persone negli ambulatori, chi acquistava farmaci (rivenduti a prezzo maggiorato perché ‘benedetti’ da Mamma Ebe), chi seguiva gli aspetti economici e i beni immobiliari, chi si occupava di organizzare riti spirituali. (ANSA).