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Maltempo in Emilia Romagna. Gerosa: “Fenomeno raro ma non totalmente inedito. La migliore difesa è la prevenzione”
D’altra parte, negli ultimi giorni sono state scaricate ingenti quantità di pioggia in Emilia Romagna. Al momento si contano nove vittime, numerose frane ed esondazioni in diverse località nel tratto appenninico tra Bologna e Cesena, estendendosi fino al settore più settentrionale della regione Marche. Si teme che possano esserci anche altre vittime. Questo evento estremo segue quello registrato appena due settimane fa nella stessa area dell’Emilia Romagna, già responsabile di fenomeni di franamento diffuso nelle aree collinari e montane e di estese esondazioni e rotture d’argine lungo i principali fiumi dell’area. Oggi, giovedì 18 maggio, resteranno chiuse le scuole in gran parte dei Comuni colpiti, in particolare nel Bolognese e nella Romagna.A Giacomo Alessandro Gerosa, ordinario di Fisica dell’atmosfera e incaricato di Ecologia presso la facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali dell’Università Cattolica, sede di Brescia, rivolgiamo qualche domanda.
Il maltempo che sta flagellando l’Emilia Romagna può essere considerato una delle conseguenze dei cambiamenti climatici?
Non necessariamente. È vero, però, che eventi estremi come questo aumenteranno verosimilmente di frequenza in futuro, come conseguenza del riscaldamento globale e come previsto dai modelli climatici.
L’intensità dei fenomeni a cui stiamo assistendo appare inusuale per il mese di maggio. In passato era mai avvenuto? O si tratta di un fenomeno raro?
Si tratta di un fenomeno raro ma non totalmente inedito. Eventi di questo tipo hanno un tempo di ritorno di circa 100 anni.
Anche l’estensione della zona colpita dalle piogge è rara?
Non direi. Ciò che è notevole è la quantità di acqua caduta in tre giorni, l’equivalente di quanta normalmente ne cade in 3 mesi.
Cosa ha scatenato una tale ondata di maltempo?
Il processo scatenante è stato lo spostamento sul centro Italia di un’area depressionaria piuttosto intensa originatasi nei giorni scorsi sulle coste del Nord Africa. Questo ha creato una circolazione ciclonica che ha convogliato masse d’aria umida e instabile contro i rilievi appenninici settentrionali dell’Emilia-Romagna orientale. Il sollevamento orografico ha ulteriormente facilitato la condensazione dell’acqua e la formazione di intense precipitazioni sui rilievi. La situazione si è manifestata con una particolare gravità anche perché l’area depressionaria, una volta raggiunto il centro Italia, non si è più mossa per giorni, protraendo le condizioni di maltempo che hanno causato l’alluvione.
È possibile prevedere che avvenga di nuovo anche nel periodo primaverile ed estivo?
Non possiamo escludere che una simile configurazione barica possa presentarsi nuovamente nel periodo primaverile e autunnale e, anzi, si è già manifestata due volte nella stessa area nel giro di due settimane. Più difficile è invece che si manifesti nel periodo estivo.
Purtroppo già si contano diversi morti: questi eventi estremi hanno delle conseguenze anche sul dissesto idrogeologico che può provocare ulteriori vittime?
Certamente precipitazioni di questa intensità contribuiscono a ridurre la stabilità dei versanti e ad attivare frane e smottamenti, particolarmente dove la manutenzione dei versanti e dei boschi è stata trascurata. A questo si aggiunga la mancata manutenzione degli alvei del reticolo idrografico minore, che non vengono sgombrati dalla vegetazione cresciuta nel frattempo, o la mancata realizzazione di casse di espansione per l’esondazione controllata dei fiumi al fine di prevenire le alluvioni. In mancanza di questi interventi non può escludere che ci possano essere ulteriori vittime in futuro.
Come possiamo difenderci da eventi estremi come questo che sta avvenendo?
La miglior difesa è la prevenzione. E la prevenzione in questo caso è l’adattamento ai cambiamenti indotti dal riscaldamento globale. Nello specifico l’adattamento si ottiene con la realizzazione degli interventi di manutenzione dei versanti e degli alvei di cui si diceva poc’anzi. E poi prestare attenzione alle allerte e agli avvisi di emergenza, con annesse indicazioni di comportamento, diramate dai comuni e dalla Protezione civile.