Arte & Mostre
Malati di Alzheimer al museo: un progetto dell’Opera del Duomo di Firenze
Il nuovo progetto – che segue quello del Percorso tattile per le persone non vedenti e ipovedenti, attivo già da giugno di questo anno – è stato presentato questa mattina, e prevede una prima fase di sperimentazione fino a dicembre 2017: dall’inizio di gennaio 2018 la possibilità di partecipare alle attività, che sono gratuite, iscrivendosi attraverso le strutture residenziali e le famiglie.
«L’obiettivo – ha spiegato, a nome dell’Opera del Duomo, il consigliere Domenico Mugnaini – è quello di rendere più accessibili i nostri monumenti a tutti, anche a chi ha difficoltà». «La bellezza, vitale e misteriosa, è anche guaritrice – afferma Timothy Verdon, direttore del Museo dell’Opera del Duomo – penetra oltre il velo per toccare l’essere umano, anche se sofferente, nel profondo».
Durante la prima fase di sperimentazione, sono previsti due cicli di tre incontri che si terranno nel Museo dell’Opera del Duomo. Ogni ciclo è rivolto a un gruppo diverso di persone con Alzheimer e accompagnatori. Gli incontri, seguendo la metodologia tradizionale, possono partire dall’osservazione di alcune opere, per proseguire nell’esplorazione delle copie del percorso tattile, oppure svilupparsi interamente all’interno della Cappella Musicale del Museo in una sorta di ascolto meditativo. L’obiettivo è prendere l’ispirazione per sviluppare una riflessione corale sulle percezioni e le emozioni di ciascun partecipante. Ogni contributo è trascritto e ricondiviso sul momento, generando una narrazione creativa che dà origine a storie e poesie.
L’idea di realizzare un’attività rivolta a queste categorie di persone è nata nel 2016 quando la responsabile dell’Accessibilità dell’Opera, Barbara Fedeli, è entrata in contatto con la Fondazione Palazzo Strozzi per il programma A più Voci e con il Museo Marino Marini nell’ambito del progetto europeo Museums Art & Alzheimer’s. A seguito di queste esperienze formative, è stato creato un gruppo di lavoro con le operatrici geriatriche delle RSA Le Magnolie (Giulia Giorgi) e CSD – Casa di Riposo Il Gignoro (Laura Biagioli), che ha posto le basi per il progetto Co-OPERA-tività dell’Opera di Santa Maria del Fiore con la prospettiva di un’integrazione ideale in una rete fra le realtà museali del territorio.
Il progetto è stato chiamato Co-OPERA-tività, dove OPERA sta per Opera di Santa Maria del Fiore, che unita alle altre parole assume il significato di “collaborazione”, “messa insieme di esperienze e competenze”, “creatività”, “attività”, tutti elementi che vanno stimolati quotidianamente nella vita delle persone anziane o affette di malattie come Alzheimer e altre forme di demenza.
“Abbiamo cercato di sviluppare la conoscenza dei diversi approcci a livello internazionale – spiega Barbara Fedeli, responsabile dell’Accessibilità dell’Opera – declinandoli alla realtà museale e istituzionale dell’Opera. Grazie alla presenza del percorso tattile e alla particolarità del contesto del nuovo museo, ci auguriamo di regalare un’esperienza multisensoriale più stimolante e completa, creando opportunità di coinvolgimento e interazione fra le persone con Alzheimer e coloro che se ne prendono cura sia a livello familiare sia in strutture residenziali. L’arte ci aiuta ad aprire la mente, a riscoprire le capacità emozionali e creative e a condividerle con gli altri, anche in chi sembrerebbe bloccato nel suo mondo interiore”.
Il primo museo a dedicare una proposta per le persone con Alzheimer e a coloro che se ne prendono cura è stato il MOMA di New York nel 2007, che ha visto poi diffondere il suo metodo, detto Time Slips, nelle istituzioni culturali e sanitarie di diversi Paesi del mondo. In Italia, la Fondazione Palazzo Strozzi e il Museo Marino Marini a Firenze sono stati tra i primi ad occuparsi di queste tematiche, ma ad oggi non sono ancora molte le realtà museali che hanno attivato questo tipo di servizi.