Prato

Malaparte, il Comune vuol comprare l’archivio

di Gianni RossiL’archivio di Malaparte è in vendita. Gli eredi stanno riservatamente trattando con il Comune di Prato la cessione del prezioso patrimonio di manoscritti, lettere e documenti che appartenne al grande scrittore e che attualmente è conservato nella Villa di famiglia presso Arcetri, a Firenze. La trattativa, rimasta finora segreta, potrebbe essere a buon punto, ma non è detta ancora l’ultima parola. In ballo, oltre al Comune di Prato – che destinerebbe l’archivio alla Biblioteca Comunale «Alessandro Lazzerini» – c’è almeno un’altra istituzione culturale non pratese, forse una Università del nord Italia.

Da noi interpellato, l’avv. Niccolò Rositani, pronipote di Kurt Suckert (il vero nome di Curzio Malaparte) e curatore della comunione eredi, conferma la trattativa: «Mi auguro di trovare un accordo con il Comune di Prato. Peraltro l’assessore alla cultura Andrea Mazzoni è persona molto sensibile». Comprensibilmente «abbottonato», Rositani conferma anche che i contatti sono in corso da qualche mese: «Su richiesta del Comune di Prato stiamo terminando il lavoro di “consistenza dell’archivio”: giustamente – spiega l’avvocato – il nostro interlocutore vuol sapere da cosa esattamente è composto il fondo».

Insomma, l’ultima parola non è ancora detta. «È evidente che abbia facoltà di interloquire con altre realtà», precisa Rositani. Il Comune sembra però avere buone chance. A suffragare ulteriormente la notizia in nostro possesso, anche la prof.ssa Laura Ronchi Abbozzo, nipote di Malaparte e zia materna dell’avv. Rositani: «Sì, la cessione dell’archivio è in ponte ed è curata da mio nipote». Anche per lei, figlia di Edda Suckert – una delle sorelle di Malaparte – e del grande scienziato Vasco Ronchi, il principale fondatore della scienza ottica in Italia, vale lo stesso auspicio: «Sarei davvero contenta se fosse Prato ad acquistarlo».

Il costo dell’operazione è top secret, ma si può facilmente ipotizzare in diverse centinaia di migliaia di euro. L’ultimo scoglio – sempre che, ripetiamo, la trattativa vada in porto – sarebbe rappresentato dalla Soprintendenza Archivistica per la Toscana: il fondo Malaparte è ovviamente vincolato come «materiale storico di interesse nazionale»: in questo ambito qualsiasi alienazione è nulla per legge se non denunciata alla Soprintendenza, che ha 60 giorni di tempo per esercitare il diritto di prelazione a favore dello Stato. Ma trattandosi della vendita al Comune di Prato non dovrebbero esserci ostacoli. Se l’operazione andasse a buon fine, per la nostra città si tratterebbe di una straordinaria opportunità: qui, dove nacque e dove volle essere sepolto, verrebbero definitivamente conservate tutte le memorie di Curzio Malaparte.

La trattativa in corso spiegherebbe meglio anche il basso profilo del programma di celebrazioni predisposto dal Comune per il cinquantenario della morte: l’acquisto dell’archivio costituirebbe indubbiamente il grande evento dell’anniversario. «La mia famiglia – racconta Rositani – si è dedicata con determinazione e passione alla riunificazione di quelle parti d’archivio che non erano di proprietà di noi eredi. Ora, compiuto, dopo decenni di impegno, questo lavoro, il nostro obiettivo è mettere a disposizione degli studiosi questo fondo che rappresenta una straordinaria fonte di conoscenza per la storia e la cultura del Novecento italiano». Finora infatti, nonostante la pubblicazione, tra il 1991 e il 1996, di dodici volumi di «carte», ordinate dalla sorella Edda, l’archivio è stato ben poco accessibile ai ricercatori. La vendita – con la speranza che avvenga al Comune di Prato – ne consentirebbe finalmente uno studio approfondito e coerente. Non mancherebbero, c’è da giurarci, sorprese di grande interesse.