Vita Chiesa
Maggio, tempo di Cresime: l’inizio di un’avventura
Il mese di maggio per tante parrocchie è dedicato al sacramento della confermazione. Un momento da vivere con trepidazione e gioia
Il mese di maggio, per tante delle nostre parrocchie, insieme alle Prime Comunioni, è anche il periodo delle cresime. Il sacramento della Cresima, per noi parroci, per i catechisti e per tutti quelli che curano la formazione cristiana dei ragazzi ha sempre un doppio sapore. Da una parte c’è la soddisfazione e la gioia di vedere questi giovani parrocchiani compiere un passo bello e importante, ma dall’altra c’è purtroppo la consapevolezza e quasi la trepidazione che, per tanti di loro, potrebbe essere una delle ultime presenze in Chiesa. Per questo, spesso la Confermazione viene definita come il «sacramento del ciao», come dire che dopo esso si può finalmente salutare il catechismo e la Chiesa.
Per questo, fino a qualche anno fa, o forse ancora in altre realtà ancora, si tende a rimandare più possibile la Cresima, in modo da «tenere» legati al catechismo i ragazzi, magari anche fino a quasi diciotto anni. La prassi pastorale, tuttavia, almeno quella che posso costatare io, vedo che non da ragione a tali pratiche, producendo classi di catechismo fatte di adolescenti ancora più stufi che davvero non vedono l’ora di poter dire «ciao», dopo oltre una decina di anni di catechismo.
Piuttosto, il momento della Cresima, è da vivere nella stessa maniera e con la stessa trepidazione con la quale un costruttore di modellini di aeroplani progetta e realizza un prototipo e, finalmente, lo lascia librare nell’aria. Nel momento in cui la sua mano si stacca dal modellino e l’aria avvolge tutto il materiale da lui così minuziosamente e amorevolmente confezionato, ecco, proprio in quel momento può vedere se la sua creazione realmente riesce o meno a stare in aria da sola. Il lavoro a monte, una volta che il modellino parte, può trovare o non trovare la sua conferma.
Ecco, con le dovute proporzioni, questo è un po’ lo stato d’animo del momento della Cresima, vissuto da parte di chi accompagna i ragazzi. Si potrebbe dire che con la Cresima non si conclude, ma si inizia un percorso nuovo, che mi verrebbe da definire quasi più importante. Importante perché la presenza alla Messa e ai gruppi, non sarà più legata al «devo andare se no…» o al «ci vado perché prendono le presenze…», come spesso accade negli anni del catechismo. Piuttosto il partecipare o meno alle celebrazioni e alle attività proposte sarà legato solamente alla scelta che i ragazzi faranno di loro spontanea volontà, e tale scelta sarà corroborata e aiutata proprio dal sacramento appena ricevuto. Infatti, la Cresima dona a chi la riceve la forza per vivere da cristiani, come «veri testimoni di Cristo» (Catechismo della Chiesa cattolica 1302); quindi lo Spirito Santo, nel sacramento, dona loro la grazia, la forza, di cui hanno bisogno per compiere questa scelta.
Contro letture pessimistiche del sacramento, e dei ragazzi in genere, sperimento che se davvero gli anni del catechismo sono serviti a far fare realmente un incontro con la persona di Gesù, facendone sperimentare la bellezza della sua vicinanza nella Chiesa, e non solo con dei contenuti e delle regole, con la cresima non finisce niente, ma anzi parte un’avventura bella che è quella della vita cristiana.
Don Francesco Spinelli
Parroco delle parrocchie di Volterra